“Lavorare con grandi professionisti ha cambiato la mia vita”

La curiosità ha condotto Isabelle Larivière nel paddock del MotoGP™ e dal 2009 è un riferimento nel dipartimento di comunicazione della FIM

Alla base di Women In MotoGP™ c’è la curiosità per le storie delle professioniste impegnate in questo Campionato accompagnata dalla loro voglia di condividere le esperienze vissute. La combinazione di questi due elementi genera motivazione, voglia di provare, di farsi ispirare da donne che hanno trasformato l’ordinario in straordinario.

Women In MotoGP_Isabelle Lariviere

Terminati gli studi infermieristici, iniziò a lavorare insieme a sua madre e unirono l’esperienza decennale di una alle capacità tecnologiche dell’altra: “Questo lavoro ha creato il mio modo di vivere e di costruire le relazioni con le persone. La cosa che più mi appassiona è donare e condividere con gli altri”.

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Seppur affascinata dal suo lavoro, dopo vent’anni trascorsi come infermiera a domicilio, Isabelle cercava un cambiamento che le permettesse di avere una vita routinaria per dedicare più tempo a suo figlio di sette anni. Il cambiamento che cercava si presentò sotto l’albero di Natale del 2000 e a presentarglielo fu una delle sue sorelle, Helene, al tempo direttrice di un’agenzia di comunicazione specializzata nel motorsport a Parigi e aveva clienti come Philip Morris International, Michelin, Team Proton KR, Dorna, Suzuki, BMW: “Mi offrì la possibilità di lavorare con lei come assistente alle relazioni pubbliche per seguire il Campionato del Mondo MotoGP™ perché secondo lei ero adatta per questo ruolo. Valutai quell’offerta. Sapevo che pur affacciandomi ad una carriera completamente diversa avrei potuto contare sul supporto di mia sorella. Accettai”.

In tre mesi Isabelle trovò degli infermieri per i suoi pazienti, si trasferì a Parigi e a marzo era già impegnata nel suo primo viaggio di lavoro: destinazione Welkom, Sudafrica, sede del primo Gran Premio del 2001. “Ero entusiasta di viaggiare e mi trovai ad affrontare un volo così lungo senza sapere che cosa mi avrebbe aspettata e, oggi, dico per fortuna non ero consapevole di tutto ciò perché forse mi sarei spaventata. Ci sono persone che studiano anni per arrivare in MotoGP perché è il massimo per gli appassionati di motorsport, per me invece era diverso. Io cercavo solo di cambiare stile di vita, certo, scoprendo delle cose nuove ma non immaginavo cosa avrei trovato”.

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Per i due anni successivi Isabelle alternava il lavoro per l’agenzia ai turni in ospedale: “Volevo una garanzia nel caso in cui il nuovo lavoro non fosse andato bene, anche se in realtà, non sono mai stata spaventata perché d’altronde avevo già una professione spendibile”. Furono anni intensi per Isabelle, scanditi dai corsi di formazione e dall’entusiasmo per conoscere un nuovo settore: “Ho avuto la fortuna di scoprire il mondo della comunicazione attraverso dei professionisti dell’ambiente e questo ha reso molto più veloce il mio apprendistato. Nel corso della prima stagione lavoravo col Proton Team KR, la squadra di Kenny Roberts”.

Ricapitolando l’album degli ultimi vent’anni trascorsi al ritmo del Campionato MotoGP™, Isabelle ripensa col sorriso a quel elemento che, senza che lo immaginasse, ha segnato la sua vita: “Il filo conduttore di tutto questo è che fin da piccolissima ho sempre amato la moto. E, se quando accettai la proposta di mia sorella mi avessero detto che sarei finita col lavorare alla FIM non ci avrei mai creduto”.

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Infatti, il 2008 rappresenta un’altra pietra miliare nella vita di Isabelle. Questa volta, il segnale arrivò tramite una telefonata: “Era un normalissimo martedì pomeriggio quando ricevetti la chiamata di una persona che mi chiedeva se avevo programmi per il mese successivo. Incuriosita chiesi chi fosse ed era un’agenzia per il lavoro in Svizzera, cercavano qualcuno che potesse iniziare a lavorare di lì a poco nel mondo delle moto e volevano qualcuno che conoscesse già l’ambiente. Aggiunse dicendo che avevano sentito parlare di me e mi chiesero un CV. Io non ne avevo mai avuto uno”.

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Ancora una volta la curiosità giocò un ruolo chiave. Dopo essersi consultata con sua sorella Helene, Isabelle decise di preparare in fretta e furia un curriculum e lo inviò a quel misterioso reclutatore. Alcuni giorni dopo seguì una telefonata per invitarla a fare un colloquio a Ginevra. A quel punto Isabelle contattò suo figlio, ormai adolescente, per spiegargli la situazione. Un’altra avventura stava per iniziare: “Mio figlio aveva 17 anni e mi disse “Mamma, prova. Tu vai, provi e decidi. Si tratta di fare quello che tu consigli sempre agli altri”. Allora andai in Svizzera per questo colloquio che si concluse con un tradizionale “Le faremo sapere” e solo dopo essere stata scelta tra tutti i candidati mi dissero che l’offerta arrivava dalla FIM”.

Pronta per iniziare un nuovo capitolo, a febbraio del 2009, Isabelle lasciò Parigi per trasferirsi a Ginevra diventando parte del dipartimento di comunicazione della Fédération Internationale de Motocyclisme, anche questa volta, aveva un anno di prova.

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La sua ascesa è stata costante fino a diventare Communications Manager, un ruolo che la vede impegnata a promuovere ogni aspetto legato alle due ruote, dai corsi di sicurezza per gli appassionati alle competizioni ai massimi livelli.

I grandi cambiamenti nella vita di Isabelle sono legati alla sua famiglia, come lei stessa sottolinea: “Non mi sarei mai avventurata in situazioni simili se non avessi avuto il supporto dei miei cari perché da soli non si fa nulla. Chi sono oggi è il risultato di ciò che ho ricevuto dalle persone che hanno arricchito il mio cammino privato e professionale unito al lavoro che ho svolto. Tutto questo non sarebbe stato possibile se intorno a me non avessi avuto delle persone straordinarie”.

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Come Isabelle stessa ha imparato, sono tanti i modi in cui ci si può prendere cura degli altri e lo è anche condividere la propria passione, la propria storia che, come nel suo caso, ha visto nella curiosità un’alleata vincente. “Sono orgogliosa della mia vita. Il fatto di essere tanto attiva professionalmente mi ha fatto perdere dei momenti nella crescita di mio figlio ma so anche di aver condiviso con lui esperienze che hanno alimentato la sua curiosità e la sua passione per la scoperta, per i viaggi. Auguro a chiunque di poter superare i propri limiti, di essere curiosi e di non avere paura perché in fondo è quando si cade o si commettono errori che s’impara e quindi si evolve”.