This is MotoGP: l’impegno

Il maiorchino è pronto ad una nuova sfida, si chiama Repsol Honda. Dopo un non facile precampionato vuole tornare il dominatore

Sono passati circa trent’anni da quando ho iniziato la mia avventura nel mondo delle moto. Durante questo periodo, la filosofia dell’impegno è stata il faro della mia carriera. Il successo e la dedizione vanno di passo in passo e mai ho provato a rompere questo binomio. Per raggiungere la gloria bisogna impegnarsi e saper soffrire, lo stesso per mantenerla.

Avevo appena quattro anni quando mio padre mi mostrò il cammino e poco tempo dopo iniziai a correre nella Coppa Aprilia dove dovetti mettere da parte della mia infanzia e crescere rapidamente. Era solo il principio di una carriera tanto vincente quanto segnata dalle difficoltà e, nella quali, entrai presto tra i migliori. A 14 anni arrivò il primo infortunio e per la prima volta dovetti stringere i denti. Da lì in poi mi abituai a soffrire nei momenti di difficoltà e ad impegnarmi sempre di più dopo. Ero disposto a pagare qualunque prezzo per coronare il mio sogno, essere campione del mondo.

Lottare con piloti come Pedrosa e Stoner in 125cc mi permise di evolvermi e migliorare rapidamente e le cadute nella mia prima stagione in 250cc mi obbligarono a maturare a livello mentale. La sicurezza, forse incoscienza, lasciava il posto pian piano all’esperienza. Allenamenti fisici e allenamenti psicologici, i risultati furono immediati. Dopo i miei primi titoli mondiali con l’Aprilia e arrivò il salto in MotoGP™. Ero cosciente che la sfida significava dividere il box con Valentino, però il sapore che aveva questa impresa per nulla facile mi poteva solo portare al limite una volta in più. Chissà, come già ho avuto modo di sottolineare, questa incoscienza di gioventù mi diede la spinta giusta per superare le cadute del primo anno. I risultati non tardarono ad arrivare, due anni dopo ero ancora campione del mondo, ma della classe regina.

La determinazione, l’impegno e il lavoro di scuderia mi permisero di perdere la corona iridata ma recuperarla in altre due occasioni. Nove anni in Yamaha mi sembrarono abbastanza e arrivò il tempo di una nuova sfida che aveva il nome Ducati. Dovetti completamente reinventarmi come pilota per essere competitivo con la DesmosediciGP. Un’altra impresa difficile e dovetti adattarmi alle sue caratteristiche, totalmente diverse, da quello con cui avevo vinto fino ad ora. Ci misi un po’, ammetto che a volte la frustrazione era schiacciante ma ancora una volta reagii e mai mi vidi perso. Vinsi e dimostrai di essere ancora un vincente.

Firmare per Honda è stata una iniezione incredibile di motivazione. Sono convinto che, con il mio modo di essere, la mia mentalità e l’esperienza vissuta fino ad ora posso essere molto competitivo con la RC213V. Lottare con Marc (Marquez, ndr) è una sfida per qualunque pilota e farlo con la stessa moto sarà ancora meglio. Ho avuto una precampionato non facile a causa di un infortunio, ma questo non mi frena dall'avere le più alte ambizioni. Impegno, totale, in questa mia nuova avventura ricordando che, fino ad oggi sono l’unico ad aver battuto nel testa a testa iridato Marc Marquez.

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