Stesso approccio, stesso risultato?

Frankie Carchedi, Crew Chief di Mir, racconta l’atmosfera che si respira al box Suzuki e rivendica il successo della GSX-RR

Protagonista di un incontro con la stampa Frankie Carchedi, Crew Chief del campione del mondo in carica Joan Mir (Team Suzuki Ecstar), è tornato a commentare il 2020, ha parlato della filosofia della squadra e di alcuni insegnamenti acquisiti da Enzo Ferrari.

Si parte parlando della conquista della corona iridata e del suo nuovo re, Mir: “Sapeva cosa voleva, non sono sicuro che tutti gli credessero, ma noi di sicuro sì. La concentrazione c’era fin dal primo giorno”.

Il 2019, l’anno d’esordio dello spagnolo, non è stato proprio come ci si aspettava: cadute, infortuni, fatto sta che a metà campionato il maiorchino non si era mai piazzato in top 5, riuscendo però a riscatarsi a partire da settembre, in occasione del Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini con un ottavo posto al quale sono succeduti tutti piazzamenti nella parte medio alta della classifica. Un aspetto che, secondo l’ingegnere, si è rivelato un vantaggio guardando ai risultati ottenuti nel corso del 2020 con ottimismo. “Non aver vinto una gara nel 2019 ha aiutato perché l’obiettivo era raggiungere un podio e poi vincere una gara. Non sono arrivati fino alla fine, quando poi ha vinto la prima volta a Valencia, a quel punto abbiamo iniziato a pensare al campionato”.

Pronti ad inaugurare il 2021 da campioni in carica, potremmo vedere qualcosa di diverso nello stile di Mir? “Non credo che cambierà il suo approccio – spiega Carchedi - Una cosa che abbiamo sempre fatto, è stata quella di affrontare una sessione alla volta e una gara alla volta”.

Un indizio che ribadisce quanto la continuità sia importante per Mir, è stata la sua scelta di continuare ad avere il #36 invece del #1 che potrebbe sfoggiare in qualità di campione del mondo.

Nonostante le affermazioni di Alex Rins, che ha detto di sentirsi il pilota di riferimento per la squadra, Carchedi ha proposto un punto di vista diverso. “In Suzuki, non c’è un pilota numero uno e un numero due, siamo una piccola realtà con un modo di pensare molto familiare. Le moto sono uguali, diamo loro il meglio e ricevono lo stesso supporto anche se uno potrebbe avere più richieste”.

“Il metodo che abbiamo in Suzuki è quello di migliorare la moto in modo che entrambi i piloti possano trarne un vantaggio. Ad essere onesti, l’enfasi è concentrata più sulla Suzuki che non sulla gloria del singolo pilota. Mi piacerebbe vedere Joan vincere il campionato ma se lo vincesse Alex sarei comunque estremamente felice. Nella situazione ideale, sarebbero proprio loro due a battersi per il primo posto”.

Mantenere l’atmosfera familiare è un aspetto cruciale dopo la partenza di Davide Brivio ma Carchedi sostiene che la transizione stia andando bene.

“Piuttosto che passare attraverso vari canali, al momento, stiamo andando direttamente da Sahara. Non è cambiato molto ma dobbiamo vedere come inizia la stagione, al momento sta funzionando bene”.

Già dalle prime settimane del 2021, il progetto sviluppato dalla casa di Hamamatsu ha ricevuto i complimenti di Luigi Dall’Igna ha elogiato la semplicità della GSX-RR: “Sono un grande sostenitore del famoso detto di Enzo Ferrari secondo cui ‘La macchina da corsa perfetta è quella che si rompe un attimo dopo il traguardo’, se vince vince, che sia semplice o che sia complessa. E, ad ogni modo, apprezzo i commenti di Gigi. Amo l’innovazione e i tecnicismi, è una delle bellezze del nostro sport. Sono il primo a percorrere la pitlane per cercare cose nuove. Oppure, come dice un famoso detto che abbiamo in Inghilterra quando si parla di calcio, keep it simple stupid (rimani sul semplice, stupido), si tratta di trovare un compromesso e la migliore soluzione possibile”.

La nuova stagione inizierà tra poche settimane, sarà interessante scoprire chi sarà la squadra che renderà più ‘semplice’ il gioco.

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