Cosa c’è dietro un numero?

Nick Harris, ex commentatore del MotoGP™, riflette sulla scelta di Mir di continuare col #36 e ricorda gli altri piloti che fecero lo stesso

Che fantastica decisione da prendere. Solo pochi comuni mortali sono stati nelle condizioni di fare una scelta che la stragrande maggioranza di noi può solo sognare. Una scelta riservata ai campioni del mondo: prendere con orgoglio il #1 o rimanere fedeli a quel numero di gara che gli ha accompagnati al successo di un titolo mondiale. 

Il Campione del mondo in carica della MotoGP™, Joan Mir, si è unito alla minoranza quando ha annunciato che sarebbe rimasto fedele al #36, il numero col quale aveva conquistato due titoli mondiali. Il pilota spagnolo del Suzuki Ecstar ha ammesso che è stata una scelta difficile ma non avrebbe abbandonato il suo amato 36. 

Alcuni critici hanno aggrottato la fronte, ma Mir si è unito a un gruppo molto numeroso di campioni del mondo come Barry Sheene e Valentino Rossi che hanno reso iconici il #7 e il #46 per milioni di fan in tutto il mondo. Due piloti brillanti, eroi nazionali e ribelli che non hanno mai avuto paura di dire la loro e affrontare le conseguenze delle proprie decisioni. 

Sono passati 44 anni da quando Sheene vinse il secondo dei suoi titoli mondiali in 500cc con Suzuki ma in Gran Bretagna non è mai stato dimenticato. I due titoli mondiali, il suo coraggio e la sua determinazione a tornare dopo due incidenti spaventosi, il suo stile di vita da celebrità e il matrimonio con Stephanie, una celebre modella del tempo, sono tutti parte di questa eredità. Accanto a tutto questo c’era il suo #7. Riassumeva perfettamente Barry. Un numero con una linea che lo attraversa. Gli organizzatori della vecchia scuola in Gran Bretagna hanno cercato di vietarla dicendo che doveva attenersi al tradizionale numero 7 britannico senza linea nel mezzo. Per un pilota che aveva fatto un buco nella parte anteriore del suo casco in modo da poter fumare una sigaretta sulla linea di partenza questo non sarebbe mai successo. Barry Sheene, ultimo campione britannico della classe regina, è ancora conosciuto come col #7 da una legione di fedeli fan in tutto il mondo.


Uno dei grandi amici e rivali di Sheene era un certo Graziano Rossi. Quando il figlio del vincitore di tre Gran Premi iniziò a correre, adottò lo stesso numero del padre, il 46. Il resto è storia. Nove titoli mondiali e 115 Gran Premi vinti dopo, sempre con l’iconico numero ereditato dal padre. Ovunque tu vada nel mondo vedrai il numero 46. Può essere una maglietta in Australia, un adesivo sul vetro di un Tuk-tuk in India, vicino alla targa di un’auto a Roma o su un berretto in Finlandia, tutti sanno chi rappresenta. Il numero 46 è una parte importante dell’eredità di Rossi come il soprannome di Dottore. 

Queste due leggende non sono state le sole a rompere con la tradizione e a rifiutare il #1. Marc Marquez ha vinto gli otto titoli mondiali e 82 Gran Premi col numero 93. Il campione del mondo Jorge Lorenzo ha provato il #1 dopo il suo primo titolo in classe regina ma è tornato al suo preferito 99 per vincerne altri due. 

Ricorderemo il 36 negli anni a venire allo stesso modo dei 7, 46, 93 e 99? Joan Mir certamente lo spera.

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