La stagione di debutto di Jack Miller da pilota ufficiale del Ducati Lenovo Team non è iniziata in modo esplosivo, ma a Jerez e poi di nuovo a Le Mans, l’australiano si è preso una bella rivincita vincendo due gare e portandosi a soli 16 punti dall’attuale leader della classifica generale, Fabio Quartararo (Monster Energy Yamaha MotoGP).
Lo SHARK Grand Prix de France 2021 è stato pazzesco. Il carismatico pilota Ducati ha vinto la gara flag-to-flag, la prima a cui abbiamo assistito in quattro anni. La pioggia è stata una minaccia per tutto il fine settimana, un aspetto che non preoccupava affatto Miller, anzi, con condizioni incerte, ha scelto le gomme slick. Il #43 è un talento quando la pista non è né completamente bagnata né asciutta, come dimostrò nelle qualifiche del GP dell’Argentina del 2018. Miller è stato 1.4 secondi più veloce dei suoi rivali nella FP1 ed è stato il primo a scommettere sulle gomme slick.
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In una qualifica svolta sull’asciutto, Jackass si è assicurato la prima fila per la seconda gara di seguito. La Ducati non vedeva l’ora che arrivasse questo momento della stagione: Le Mans, Mugello, Catalunya, piste dove emergono i punti di forza della Desmosedici.
Dopo un warm up mattutino marcato da una pioggia incessante, era chiaro che Miller avrebbe avuto affrontato un pomeriggio piacevole ma, dall’esterno, la gara della MotoGP™ è sembrata tutt’altro che piacevole. La pioggia e le gomme slick non vanno d’accordo, questa è stata la difficoltà con cui Miller e i suoi rivali hanno fatto i conti nei primi passaggi. Il #43 è finito sulla ghiaia della curva 11 prima di fare il cambio moto.
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Ma nei turni precedenti, Miller era stato veloce sia sull’asciutto che sul bagnato. Non appena i piloti si sono avventurati con gli pneumatici da bagnato, il 26enne ha raggiunto Quartararo restando ad una distanza ridotta dal francese anche dopo aver scontato i due long lap ricevuti per aver superato i limiti di velocità lunga la pit-lane.
Correre in condizioni miste, umide o bagnate è molto più impegnativo mentalmente piuttosto che affrontare una gara sull’asciutto. I piloti non sanno dov’è il limite, una caduta può presentarsi in qualsiasi momento, come abbiamo visto fare 117 volte nel corso del fine settimana a Le Mans, e quando cerchi di vincere una gara dove le condizioni della pista cambiano velocemente da asciutte a bagnate e di nuovo asciutte, mantenere la concentrazione diventa davvero complicato. Ecco perché la vittoria di Miller è stata tanto impressionante.
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Ad aggiungere brio a questo successo per il #43, è sapere di aver egualiato l’impresa di Casey Stoner, l’autraliano due volte campione del mondo MotoGP™, che l’ultima volta ha vinto due gare consecutive, a Jerez ed Estoril, era il 2012 quando difendeva i colori del Repsol Honda. Stoner è anche l’unico pilota ad aver vinto il titolo MotoGP™ con la Ducati, in quell’indimenticabile 2007.
Così, quando Miller ha messo la penna sulla contratto propostogli dalla scuderia ufficiale di Borgo Panigale, ci sono state immediate assonanze col duo Stoner-Ducati ed è stato inevitabile fare previsioni e sogni ad occhi aperti. È ingiusto sovraccaricare di aspettative e di tenzioni Miller visto che vincere un Campionato del Mondo non è affatto facile, ma c’è senza dubbio la voglia di vederlo protagonista. Stoner vinse il titolo al suo primo anno con la Ducati, nessuno chiede a Miller di fare lo stesso, ma diventare un pilota ufficiale ti porta a voler lottare ad ogni appuntamento per la vittoria. Il tempo ci porterà risposte.
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Dopo tre gare da pilota ufficiale Ducati, Miller è stato attaccato da numerosi critici che ha poi zittito con i risultati in pista. Il suo emozionante sfogo al parco chiuso di Jerez, quelle lacrime che nascondevano tante parole non dette sostituite poi dal sorriso di chi è diretto verso il gradino più alto del podio.
L’eroismo di Miller ad Assen nel 2016 in condizioni simili a quelle di Le Mans era diventato un lontano ricordo per l’australiano che era impaziente di tornare a vincere. C’è riuscito su una pista, come quella andalusa, dove la Ducati non vinceva da 15 anni, sull’asciutto, e poi di nuovo, al GP successivo, in condizioni complesse. Chi lo aveva attaccato ad inizio Campionato si è dovuto ricredere.
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Ma cosa è cambiato tra ora e l’inizio del 2021? Beh, Miller è sempre lo stesso pilota ma sembra piuttosto evidente che le difficoltà avute con gli pneumatici e con la sindrome compartimentale siano state le vere cause dei due noni posti a Losail e dell’errore in Portogallo.
“Solo un po’ più di fiducia, la ruota che gira? È qualcosa che ho fatto nel corso della mia carriera, divento più forte man mano che la stagione va avanti. Fatico nei primi GP, ma sì, siamo stati in grado di farli andare” ha detto Miller durante l’intervista post-gara.
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“È fantastico non dovermi preoccupare del braccio e potermi concentrare solo su quello che devo fare. Mi sono allenato al massimo quest’anno e continuo a farlo, ripeto sempre ai ragazzi ‘continuiamo ad allenarci come se stessimo perdendo e tutto andrà bene’ ed è quello che stiamo facendo”.
Resta da vedere se Miller può diventare il secondo australiano a vincere un Campionato del Mondo con la Ducati. Ha già raggiunto le leggende australiane Troy Bayliss e Stoner, vincitori di GP con la casa bolognese in MotoGP™ ma l’obiettivo finale è quello che ogni pilota: il titolo. Dopo cinque appuntamenti, Miller è quarto in classifica dietro a Quartararo, al suo compagno di squadra Francesco Bagnaia e a Johann Zarco (Pramac Racing). Tre Ducati che inseguono una Yamaha, e col Gran Premio d’Italia alle porte, come cambierà la classifica generale?