L’unica cosa che mancavano erano i leoni

Prima del GP d'Italia lo storico telecronista della MotoGP™ Nick Harris ci dice la sua sui grandi gladiatori italiani

Due dei più grandi gladiatori romani in questo weekend tornano a casa in quello che è il loro vero Colosseo, l’Autodromo del Mugello. Tra quelle verdi colline toscane Max Biaggi e Valentino Rossi ancora una volta saranno protagonisti. Biaggi entrerà a far parte delle MotoGP™ Legends mentre nel caso di Rossi verrà ritirato il leggendario numero 46 con cui ha sempre corso. 13 titoli mondiali e 157 vittorie in tutto ma c’è molto altro da raccontare.

Valentino Rossi, Max Biaggi, Suzuka, 2001

Dopo una discussione avvenuta quando Biaggi era campione del mondo nella 250cc e Rossi un adolescente che stava crescendo, i due diedero vita a una rivalità senza precedenti nella storia di questo sport.

Fu un confronto intenso che andò ben oltre i confine dettati dalle piste di gara, I due erano due gladiatori che non riuscivano a piacersi ed erano contenti di ammetterlo a scena aperta. Entrambi erano piloti brillanti e campioni del mondo. Entrambi erano molto orgogliosi e dal gran temperamento italiano. In passato c’erano stati Read e Ivy, Rainey e Schwantz. Più di recente era stata la volta della rivalità tra Rossi e Marquez ma questo duello tutto italiano tra gladiatori era di un altro livello.

Chi potrà mai dimenticare il contatto avvenuto tra i due a 220 all’ora nel 2001 sul rettilineo di Suzuka? Cinque Gran Premi più tardi dopo essere arrivato secondo a Barcellona, nella conferenza stampa post gara Biaggi si strofinava un occhio. Disse che gli era entrata una zanzara nell’occhio anche se altri pensavano che la causa probabilmente era legata a un alterco tra i due lungo le scale. Chi potrà mai dimenticare il testa a testa di Welkom nel 2004? Rossi all’esordio con Yamaha si mise alle spalle Biaggi per 210 millesimi.

Biaggi meritava di vincere un titolo mondiale nella 500cc ma forse è arrivato nella classe regina nel momento sbagliato. Dopo aver vinto 29 Gran Premi e quattro titoli consecutivi in 250cc il suo tanto atteso approdo nella classe regina del mondiale fu sensazionale. Nel 1998 a Suzuka divenne il sesto pilota della storia a vincere all’esordio. Ovviamente lo step successivo sarebbe stata la conquista del titolo mondiale ma nonostante 12 successi non arrivò mai. Poi fu la volta dell’approdo di Rossi, già campione del mondo in 125cc e 250cc. La grande chance Biaggi la ebbe in quel 1998. A tre gare dalla fine era in testa alla classifica e tagliò il traguardo di Barcellona al primo posto ma venendo poi squalificato per aver ignorato una bandiera nera. Le ultime quattro gare le vinse Mick Doohan mentre il romano chiuse l’annata da vicecampione del mondo. Poi arrivarono altri due secondi posti a fine stagione e tre terzi posti. La scena però iniziava a essere di Rossi mentre Biaggi si spostò nel World Superbike dove si tolse delle grandi soddisfazioni.

Rossi adorava battere Biaggi quasi quanto vincere i titoli mondiali. Con quel 46 che era stato anche il numero di gara di suo padre Graziano si laureò campione del mondo nella 125cc e 250cc prima dei sette trionfi iridati nella classe regina grazie a 89 vittorie tanto su Honda quanto su Yamaha. In 73 anni di storia del mondiale solo altri otto piloti hanno avuto l’onore di vedersi ritirato il proprio numero di gara: Kevin Schwantz (34) e Loris Capirossi (65) mentre i numeri di Jason Dupasquier (50), Luis Salom (39) Shoya Tomizawa (48), Daijiro Kato (74), Marco Simoncelli (58) e Nicky Hayden (69) sono stati ritirati come tributo alla loro memoria.

Biaggi e Rossi in questo weekend torneranno a ricevere i meritati riconoscimenti. Secoli fa a Roma il Colosseo sarebbe stato orgoglioso di quei duelli a cui abbiamo assistito in pista. Nelle lotte dei gladiatori dei nostri tempi l’unica cosa che mancava erano i leoni.

E vi prometto che non ne avevano bisogno.