Negli anni Sessanta non è sempre stato così facile

Nick Harris spiega il complesso sistema di punteggio nel Campionato del Mondo nel corso del movimento culturale dei 'Swinging Sixties'

Non serve essere un gran matematico per capire che domenica si assegnerà il titolo mondiale della MotoGP™. Pecco Bagnaia per laurearsi campione del mondo deve conquistare almeno due punti. Anche in caso di vittoria a Valencia di Fabio Quartararo, a Pecco sarà sufficiente arrivare 14°. In caso di zero di Pecco, Fabio per conservare il suo titolo mondiale deve soltanto vincere. Ma le cose non sono sempre state così facili.

Gli swinging sixties sono stati un’epoca d’oro per gli appassionati di musica e gli amanti del calcio inglese ma sono anche stati un po’ più complicati nel caso del Campionato del Mondo di motociclismo. Stabilire chi a fine stagione si sarebbe laureato campione del mondo mise alla prova le abilità matematiche. Il problema stava nel fatto che non tutti i risultati dei Gran Premi contavano ai fini della classifica finale. Due mondiali che si sono decisi all’ultima gara rappresentano l’esempio perfetto di come tutti coloro che erano coinvolti in quel contesto dovevano fare i conti con una grande complessità.

Nel 1967 si corse per l'unica volta in Canada sui tre chilometri e 956 metri del circuito di Mosport. L’ultima gara dell’anno mandò in scena 40 giri nella classe 500. A quell’epoca si tenevano in considerazione ai fini della classifica finale soltanto i sei migliori risultati dei piloti. Mike Hailwood regalò a Honda il suo primo titolo nella classe 500cc anche se poi la Casa giapponese decise di lasciare il Campionato. Vinse quella gara battendo Giacomo Agostini che era alla guida di una MV Agusta. Entrambi avevano 46 punti in classifica: il titolo sarebbe andato al pilota con il maggior numero di successi in stagione. Il problema era che sia Agostini che Hailwood ne avevano festeggiati cinque a testa. Il titolo mondiale andò ad Agostini grazie ai tre secondi posti che gli permisero alla fine di mettersi dietro Hailwood. Honda dovette aspettare 16 anni e un certo Freddie Spencer su un motore a due tempi per poi tornare a vincere nella 500cc.

Agostini_Hailwood_TT Assen_1967

Scenario simile un anno dopo nella 250cc. Dopo la gara di Monza i compagni di box – soltanto per nome - in casa Yamaha Phil Read e Bill Ivy chiusero la stagione con 46 punti a testa. Si considerarono solo i sei migliori risultati in stagione sul totale di dieci gare in programma. Situazione molto simile a quella dell’anno prima tra Agostini e Hailwood dato che avevano vinto cinque gare a testa. Una situazione simile a quella della stagione precedente ma ancora più complicata. Entrambi infatti in due occasioni arrivarono secondi ma mai terzi. Il titolo alla fine venne assegnato a Read grazie alla somma dei tempi delle gare che avevano terminato.

Quella di domenica sarà la 19^ volta nei suoi 74 anni di storia in cui il Campionato del Mondo si decide all’ultima gara. Nel 1957 a Monza Libero Liberati in sella alla Gilera vinse l’ultima gara strappando il titolo al compagno di box Bob McIntyre. In quella stessa annata Liberati aveva tagliato per primo il traguardo del Gran Premio del Belgio ma venne squalificato per aver cambiato la moto senza comunicarlo ai commissari. Alla fine della stagione gli venne riassegnato quel successo.

L'ultima volta che il mondiale nella 500cc si è deciso all’ultimo atto della stagione è stato nel 1993. Kevin Schwantz prima del GP di Jarama aveva 18 punti di margine su Wayne Rainey. Kevin però aveva vinto il mondiale con due gare di anticipo considerando il serio infortunio riportato da Wayne a Misano.

Domenica per Fabio sarà davvero dura conservare il suo titolo iridato. Soltanto in tre di quelle 18 ultime gare chi è arrivato all’atto finale da sfavorito ha poi vinto il titolo. A farcela sono stati Rainey, Nicky Hayden e Jorge Lorenzo. Tre campioni del mondo che non si sono mai tirati indietro quando c'è stato da lottare.