Jarvis: “Abbiamo il miglior pacchetto piloti”

Il direttore inglese parla del suo ruolo in Yamaha, della competitività dei suoi piloti, dei progetti di vita e delle sue passioni

Durante una giornta trascorsa al crossodromo di Dorno, Lin Jarvis, managing director di Yamaha Motor Racing & team principal del Monster Energy Yamaha MotoGP, ha concesso un’intervista esclusiva al giornalista e fotografo Stefano Padovani approfondendo aspetti professionali e personali.

È un uomo Yamaha da tantissimi anni, ha mai pensato di cambiare costruttore?
“È vero, ho trascorso tutta la mia carriera in Yamaha. Ho pensato di fare altre cose, qualcosa di completamente diverso ma non nell’industria del motorsport. D’altronde la vita non è mai una linea retta quindi ci sono momenti in cui può capitare di sentirsti frustrati o si cerca qualcosa di nuovo ma non ho mai considerato l’idea di lavorare per un’altra marca. Fortunatamente lavoro per uno dei migliori marchi in assoluto, l’azienda è molto umana quindi no, Yamaha è il mio marchio e probabilmente lo sarà per sempre”.

Lin Jarvis, ©Stefano Padovani

Guidare una moto, rende più semplice per lei capire i problemi dei piloti?
“Assolutamente, non mi permetterei mai di comparare le mie prestazioni con le loro. Ho guidato in diverse occasioni moto da cross, da endurance, ho guidato al Mugello, Misano, Silverstone una M1 e non c’è dubbio che mi permetta di capire meglio che cosa provano, come si sentono anche se si trovano in una situazione completamente in un altro livello. Praticare motorsport ci permette di condividere più aspetti, non c’è dubbio”.

Gestire un pilota come Valentino Rossi complica il suo lavoro?
“È un privilegio lavorare in un’azienda che collabori con Valentino. È parte della compagnia da tantissimi anni. Ha vinto quattro titoli con noi prima che prendesse una vacanza che non ha funzionato per poi tornare da noi. Penso che quella con Valentino sia una storia composta da numerosi capitoli. Il primo possiamo dire che sia stato di grandissimo successo visto che abbiamo vinto quattro titoli mondiali. Arrivava da Honda, all’inizio della sua carriera, ma quando è tornato è stato comunque un piacere perché lo abbiamo accolto di nuovo dandogli, probabilmente, la possibilità di allungare la sua carriera nonostante arrivasse da un bienno difficile e tornò a competere di nuovo. Ad esempio nel 2015 è stato davvero molto molto vicino alla possibilità di vincere il titolo. È sempre stato altamente competitivo e altamente motivato. A volte, non è facile lavorare con dei top riders ma è sicuro che è una sfida ma in generale è stato un piacere lavorare con lui e ormai collaboriamo da tanto tempo”.

Per tutto il paddock la stagione 2020 sarà nuova. Yamaha è pronta per quest’avventura e quale pensa che sia la chiave corretta di questa stagione?
“Direi che siamo più preparati di tutti gli altri e se lo dico è perché la salute e la sicurezza sono due aspetti che prendiamo da sempre con grande serietà. Siamo probabilmnte una delle industrie leader in questo campo. Ho una squadra molto forte che lavora in Europa e un’altra in Giappone, abbiamo lavorato a stretto contatto con Dorna per creare il protocollo e sono contento di tornare a competere col protocollo Covid-19? No, assolutamente no, però questo è quello che dobbiamo fare per tornare a competere e dobbiamo farlo in modo sicuro e responsabile. Penso che siamo molto preparati. Siamo pronti per tornare in pista e nel paddock.

Lin Jarvis, ©Stefano Padovani

Preferisce lavorare con piloti già esperti con nuovi arrivati nella massima categoria?
“Con i più veloci. Non mi interessa se sono giovani o meno, siamo qui per vincere dei campionati e vogliamo tornare a trionfare in MotoGP™. Marc Marquez ha dominato gli ultimi anni insieme a Honda ma, contemporaneamente, penso che abbiamo un ottimo gruppo di piloti. Valentino e Maverick nella squadra ufficiale, Fabio e Franco in quella satellite, onestamente, abbiamo il miglior pacchetto del paddock. Valentino è il pilota più esperto, ancora molto veloce ma sul finale della sua carriera. Dall’altra parte abbiamo l’altro estremo con Franco e Fabio che sono ancora molto giovani e a metà abbiamo Maverick che è già al massimo della forma e penso che quest’anno possa aspirare al campionato”.

Pensi che avremmo un nuovo Valentino Rossi quando lui deciderà di mettere fine alla sua carriera? Qualcuno che possa vavere lo stesso valore a livello di sportivo, di comunicazione che ha avuto lui nel corso della sua carriera?
“Mai dire mai in questo genere di cose. Se ripenso a quando era molto giovane, quando ha iniziato e vinceva, lui si stava divertendo e questo è il motivo per cui in tanti lo amano. È stato capace di unire un talento eccezionale con la passione per il motorsport, col divertimento, con un sentimento di comunità. Oggi ci sono molti piloti giovani e talentuosi, basti pensare a Marquez che è ancora molto giovane, quindi è possibile che alcuni dei suoi record vengano battuti nel corso del tempo da Maverick, Fabio, o chi lo sa da chi. Ma il pacchetto completo no, Valentino è unico, i prossimi piloti porteranno il loro bagaglio, il proprio carattere, il proprio talento, il proprio stile. La vita va avanti e sarà interessante vedere che cosa ci riserva il futuro”.

Lin Jarvis, ©Stefano Padovani

Come manager, pensa che dopo che Valentino dovrete cercare un altro talento del suo calibro?
“Siamo impegnati a cercare il sostituto di Valentino Rossi dal 2005, perché in quell’anno, dopo due anni con Yamaha, c’era la grande possibilità che ci lasciasse per andare in Formula1. Quindi a quel tempo ci siamo avvicinati a Jorge Lorenzo e abbiamo accolto Jorge con noi e ha vinto tre titolo per noi. Quella è stata la prima volta che abbiamo pensato ad un possibile sostituto per Valentino ma lui è rimasto e continua e come ho detto, nel 2015 che si è avvicinato molto alla vitorria del titolo, era lui contro Jorge. E adesso abbiamo Maverick, Fabio che è diventato rookie dell’anno nel 2019. Secondo me, abbiamo già le persone che potrebbero succederlo in pista.”

Questo pre-stagione, anche per quanto riguarda i piloti del WSBK, della Moto2™ e della Moto3™ abbiano scelto il motorcross come forma di allenamento. Pensa che ci sia un motivo particolare?
“Il problema nel nostro sport ad alto livello, tanto per la MotoGP™ come per la F1, sta nel fatto che non è possibile allenarsi con le moto che si usano in gara. Quindi devi cercare un’alternativa. Molti si allenano col dirty track perché serve per sviluppare la sensibilità con l’aderenza della moto alla pista, il grip, in controllo della moto, quindi è normale che lo facciano. Il motocross è un lavoro 100% fisico ma è anche un modo per sviluppare le capacità in gara perché ad ogni giro la pista da cross è diversa”.

Non è pericoloso per loro?
“Si, assolutamente. Sono a capo di una squadra da tanti anni e la mia filosofia è sempre stata la seguente: questi ragazzi prendono grandi rischi tutti i giorni e non puoi tenerli sotto una campana di vetro e farli uscire solo nel fine settimana di Gran Premio. Penso che la gara non sia più protetta di un allenamento perché in pista cercano sempre il limite. Quindi penso che dobbiamo permettere loro di praticare motocross anche se può essere pericoloso. Abbiamo avuto un problema di questo tipo con Maverick ad inizio anno. Un paio di anni fa Valentino ha rischiato di non disputare il Gran Premio d’Italia a causa di una caduta fatta col cross, e abbiamo visto poche settimane fa cos’è successo ad Andrea Dovizioso (Ducati Team). Sì, è pericoloso, speri che lo pratichino con attenzione”.

Lin Jarvis, ©Stefano Padovani

Segui i tuoi piloti a bordo pista o da un ufficio?
“Dipende dal momento dell’anno e da quello che sta succedendo. Ci sono stati GP dove non ho visto una moto in azione fino a domenica. Siamo sempre in movimento gli affari e gli interessi della compagnia anche se si stanno svolgendo delle attività in pista. È frustrante non poter seguire le sessioni a volte perché amo stare al box; a volte ho la possibilità di accompagnare i coach dei piloti con gli scooter a bordo pista per osservarli. E quando vedi la velocità che raggiungono stando così vicino è sempre impressionante, anche per me che lo vedo da anni”.

Alcuni top riders non sono veloci col cross ma gli sfideresti?
“No, non sono noto per la mia velocità ma sono piuttosto abile con l’endurance. Ma ciò non significa che sia veloce. Quindi no, non competerei mai con nessun pilota professionista”.

Foto di Stefano Padovani

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