La storia di Eva Wiggelendam inizia ad Amsterdam nel 1989 dove, fin da giovanissima, coltivava la passione per lo sport scegliendo poi di studiare scienze politiche con l’entusiasmo di chi sogna di cambiare il mondo lavorando un giorno per realtà internazionali come l’ONU. Ma, svolgendo uno stage al consolato olandese di Barcellona, si rende conto che quello diplomatico non è il contesto più adatto a lei che invece cercava dinamicità e l’ha trovata lavorando nell’ambito sportivo. Dal 2019 è la coordinatrice del Repsol Honda Team, una delle scuderie più prestigiose del Campionato del Mondo MotoGP™. Nel 2020 è stata l’unica donna della squadra a seguire tutti i Gran Premi ed è la prima protagonista di #WomenInMotoGP di questo nuovo anno.
“Nel 2009, ero ancora una studentessa, un’amica mi contattò perché un’azienda catalana cercava qualcuno che parlasse olandese e spagnolo per lavorare in un merchandising durante il GP d’Olanda al TT di Assen e trovandola un’offerta interessante accettai. Quando arrivai rimasi sorpresa dal numero di persone presenti a quella gara, era incredibile. Poi, al termine del GP i responsabili del merchandising mi chiesero se mi sarebbe piaciuto andare con loro ad un’altra gara, a Laguna Seca. Accolsi anche quella nuova offerta e la settimana dopo ero a San Francisco”. Per un periodo Eva continuò a frequentare i circuiti restando sempre dietro le tribune vendendo i gadget dei piloti che di lì a qualche anno sarebbero diventati compagni di viaggi in tutte le tappe del Campionato del Mondo MotoGP™.
“Mi piace la Spagna e la sua cultura, quindi dopo la laurea scelsi di trasferirmi a vivere lì. Lavoravo per La Liga, seguivo il calcio, quando un’amica mi disse che Dorna aveva un’offerta di lavoro che mi sarebbe potuta interessare”. Così Eva lasciò gli stadi per tornare nei circuiti ma questa volta accedendo al paddock per contribuire a costruire un nuovo e ambizioso progetto: “Inizia a lavorare pochi giorni prima che iniziasse la selezione per British Talent Cup e ho poi assistito alla messa in scena della prima stagione. È stato attraverso quest’esperienza che ho realizzato quanto sia affascinante il motociclismo perché l’aspetto tecnico è ampio e complesso. Un mondo tutto da scoprire”.
Proprio seguendo la British Talent Cup, Eva ha avuto l’occasione di esplorare la vita dentro il paddock dove si è occupata dell’aspetto logistico delle gare scoprendo come opera la Race Direction e quali sono le esigenze tanto dei piloti come di tutto il personale coinvolto nei fine settimana di gare. “Era come stare in un Gran Premio ma in miniatura perché si fanno le stesse cose ma, essendoci meno persone coinvolte, ho avuto la possibilità di conoscere da vicino tanti aspetti diversi”.
Soddisfatta e orgogliosa di aver scoperto una nuova passione, un’altra sfida stava per presentarsi: “Lavorando per Dorna ho conosciuto Alberto Puig e, quando ci fu l’occasione, mi chiese se fossi interessata a diventare coordinatrice del Repsol Honda Team”. Allettata dall’offerta, Eva disse di sì.
“Quando Marc Marquez vinse il titolo nel 2018 non lavoravo ancora per Honda ma era già certo che sarei diventata dei loro a partire dalla stagione successiva, allora mandai un messaggio ad Alberto Puig per complimentarmi. La sua risposta mi emozionò. Mi disse che l’anno successivo ci avrebbero riprovato contando anche sul mio contributo. In quel momento mi resi conto che questa squadra mi avrebbe chiesto moltissimo impegno, perché punta sempre al massimo, ed essendo una persona competitiva ebbi la conferma che in quell’atmosfera mi sarei sentita a mio agio”.
Nel 2019 Eva ha fatto il suo ingresso nella squadra dove il campione del mondo in carica andava a caccia dell’ottava iride: “Il Gran Premio della Thailandia era decisivo. Non mi occupo direttamente delle celebrazioni però ero particolarmente attenta perché se Marc avesse vinto il titolo avrei dovuto pianificare un programma diverso. Può succedere di tutto fino alla fine e ricordo la tensione di quei giorni. Durante le prove cadde, cercavamo di mantenere la calma ma non era facile”. La domenica arrivò la vittoria della gara e del titolo. Eva organizzò la trasferta per celebrare "Eight ball" a Bangkok.
Il contesto è stato molto diverso nel 2020, un anno segnato dalla pandemia di Covid-19, una situazione che ha generato numerose complicazioni e la squadra coordinata da Eva non ha fatto eccezione. “Siamo 45 persone nel team e molti membri della squadra sono giapponesi quindi sono arrivati in Europa a luglio tornando a casa solo a stagione terminata. Io mi sono preoccupata di gestire il loro soggiorno durante questi mesi anche quando non eravamo impegnati con i Gran Premi”.
In una stagione anomala, Eva è stata l’unica donna della squadra presente ad ogni appuntamento e pur essendosi sempre trovata a suo agio con i colleghi e nel paddock, spera che ci siano sempre più ragazze in questo mondo: “Penso che la maggior parte di noi siano impegnate nella comunicazione, coordinazione, marketing, lavori che si svolgono principalmente lontani dalle telecamere. Mi piacerebbe vedere più donne con le mani nelle moto, a montare e smontare, sarebbero d’ispirazione per molte bambine che guardano le gare in tv”.
Se ci sono ancora pochi volti femminili ad analizzare i dati al box, Eva ritiene che dipenda in parte dai preconcetti che vengono insegnati: “Alle bambine regaliamo le bambole e non delle costruzioni, quindi le portiamo fin da piccolissime a seguire certe idee, le escludiamo dalla possibilità di assemblare pezzi per costruire una moto”. Ma, dal canto suo, Eva sta portando avanti quell’idea di cambiare il mondo ricoprendo un ruolo diverso da quello che si aspettava quando sognava ad occhi aperti e in un ambiente che difficilmente avrebbe immaginato di poter amare così tanto.
“Penso che per il buon funzionamento di una realtà sia importante avere un equilibrio tra il numero di uomini e di donne perché sono sicura che il gruppo funzionerebbe meglio. Sarei orgogliosa di essere un esempio per altre ragazze anche se, facendo la coordinatrice, mi rendo conto che svolgo un lavoro già piuttosto accettato perché siamo già tante. In giro esistono ancora degli stereotipi che offendono le donne, da sola non potrò cambiare il mondo, ma voglio fare la mia parte perché in futuro certi commenti non esistano più”.
E ripensando a quella voglia di fare cose straordinarie che ha sempre nutrito, Eva analizza il suo presente da trentenne. Non forma parte del mondo diplomatico come pensava da bambina ma è ai massimi livelli di quello sportivo vivendo comunque esperienze molto entusiasmanti: “Mi è sempre piaciuta l’idea di poter lavorare per un’azienda internazionale e se a 15 anni mi avessero detto che un giorno avrei fatto parte di un’impresa giapponese tanto prestigiosa e girato il mondo per lavoro, sarei stata entusiasta e mi avrebbe dato moltissima motivazione”.
Grata per la serie di eventi che l’hanno portata a formare parte del MotoGP™, Eva è consapevole di quanto sia complesso entrare a far parte di questo mondo: “Sono lieta di condividere la mia esperienza e lo faccio ogni volta che vengo contattata da chi desidera vivere in questo ambiente perché so quanto possa essere complicato”.
E rivolgendo lo sguardo al futuro, Eva ha le idee ben chiare: “Vorrei vedere sempre più volti femminili tanto nel paddock come sulle tribune e spero di rivivere una stagione come quella del 2019: un anno in cui come scuderia ci siamo battuti per il titolo e con i tifosi presenti ad ogni Gran Premio”.