Mantenere vivo il sogno americano

L’ex commentatore Nick Harris condivide alcuni aneddoti che legano il motociclismo mondiale agli Stati Uniti

Non dimenticherò mai un paio di amici di Eddie Lawson che a Upland, in California, mi chiesero davanti a una birra cosa facesse esattamente Eddie per vivere. Sapevano che avesse a che fare con le moto da corsa ma niente di più. A quel tempo Eddie era già tre volte campione del mondo di 500cc e io ero lì per preparare il lancio del suo multimilionario passaggio alla Honda nel 1989, era un'icona sportiva in Europa. Essere così anonimo in patria faceva comodo a Eddie, ma dimostrava chiaramente quanto fosse difficile convincere il pubblico americano di che cosa fosse il motomondiale e, all'epoca, del successo, della fama e della fortuna che i loro connazionali avevano ottenuto all'estero. Il ritorno dei Gran Premi negli Stati Uniti ha ovviamente aiutato ma è sempre stata una strada in salita. 

Negli anni ‘60 Daytona ospitò un paio di GP ma, alla fine, il Gran Premio degli Stati Uniti si stabilì a Laguna Seca, in California, e quanto ci è piaciuto. A chi non piacerebbe stare sulla penisola di Monterrey vedendo l'Oceano Pacifico? A volte la nebbia rotolava per inghiottire il circuito situato sulle colline, a circa 15 km nell'entroterra, ma di solito il sole non smetteva mai di splendere e poi c'era il CavatappiKenny Roberts ci aveva parlato di questo tratto di pista per molti anni. Quando arrivammo lì per la prima volta nel 1988, mi precipitai al Cavatappi per la prima sessione di prove e dovetti ammettere a Kenny, cosa mai facile, che aveva ragione. Sicuramente una delle strisce di asfalto più iconiche nella storia dei Gran Premi che ha guadagnato uno status leggendario grazie a una battaglia tra Valentino Rossi e Casey Stoner nel 2008. Riesco ancora a vederli fianco a fianco in frenata prima di precipitare giù e poi fuori dal cordolo del Cavatappi. Rossi fu costretto all'esterno e poi sullo sporco e sulla polvere dell'interno mentre cambiavano da sinistra a destra in uscita dal fondo, ma era ancora in testa, con Stoner che dovette andare largo per evitare una collisione. 

Incredibilmente in quello stesso anno, c'erano due Gran Premi in America, seguì quello sull’iconico campo di battaglia del motorsport: l'Indianapolis International Speedway che per la prima volta ha ospitato un Gran Premio di moto. Nel 1909 si svolsero sette gare motociclistiche a inaugurare il nuovo circuito e, anche se 99 anni dopo, la pista da Gran Premio di 4.216 km che incorporava parte del famoso ovale non era così eccitante ma per me bastava essere lì al 'The Brickyard'. Il più grande stadio sportivo del mondo con una capacità di oltre 250.000 posti che custodisce la famosa linea di mattoni originali che rappresenta la linea di partenza e di arrivo. Potevo sentire l'odore della benzina e degli pneumatici e immaginare il ruggito della folla sopra la voce eccitata dei telecronisti della Indy 500 la prima volta che ho messo piede nella vasta arena vuota. 

Ho fatto molte gaffe durante la mia carriera di commentatore, ma quella a Indianapolis nel 2008 me l’hanno sempre fatta ricordare i miei amici. Un uragano si stava avvicinando velocemente e la gara della MotoGP™ venne interrotta dopo 20 giri per non ripartire più. Il risultato fu un'enorme quantità di chiacchiere sul nulla da parte del sottoscritto dato che il pubblico televisivo stava diminuendo rapidamente. I cartelloni pubblicitari venivano sballottati dal vento minaccioso. C'era uno striscione pubblicitario che è stato sbalzato sulla corsia dei box e che mi ha spinto ad annunciare un cavallo bianco che trotterellava sulla corsia dei box: giustamente non mi è mai stato permesso di dimenticarlo. 

Non era un cavallo bianco ma il cane del circuito quello che mi ricorda la prima volta che siamo andati al superbo Circuit of the Americas, ad Austin, in Texas nel 2013. La prima sessione di prove venne posticipata perché il cane del circuito era scappato in pista, ma almeno questa volta ho menzionato l'animale giusto. Ci credete se vi dico che c'erano tre Gran Premi in America quell'anno con Laguna Seca e Indianapolis in calendario. Non solo il circuito era la prova assoluta per i piloti e specialmente quella massiccia salita alla prima curva, ma la città aveva la reputazione di avere il miglior locale di musica dal vivo al mondo. Basta dire che Austin era ed è ancora un posto fantastico. 

Austin è ora l'unico circuito ad ospitare un Gran Premio di motociclismo negli Stati Uniti. È fondamentale che il Circuit of the Americas continui ad accogliere la MotoGP™ per mantenere vivo questo incredibile patrimonio e il sogno americano.