Quando si parla di Campionato del Mondo, bisogna parlarne seriamente. La MotoGP™ in questo weekend arriva in Europa dopo un viaggio di circa 43.000 chilometri e aver toccato quattro Paesi in tre continenti; siamo soltanto al quarto dei 21 appuntamenti in programma. Davvero entusiasmante.
I problemi legati alla logistica e ai voli poi brillantemente superati dalla comunità della MotoGP™ in Argentina sono parte del gioco quando settimana dopo settimana si attraversa il globo. 21 gare in 17 Paesi diversi sparsi in sei continenti in appena otto mesi intensi possono causare dei problemi non solo per i team e i piloti.
Per ironia della sorte 40 anni fa ho compiuto il mio primo viaggio fuori Europa per raccontare un Gran Premio. Da tre anni la 500cc non affrontava un Gran Premio fuori Europa ma nel 1982 in Argentina a Buenos Aires si corse sullo stesso ciruito che nel 1961 aveva ospitato il primo Gran Premio extraeuropeo, a 12 anni dalla nascita del Campionato del Mondo. Ero stato un paio di volte in Florida a Daytona per delle gare prestagione ma era stato diverso. In qualche modo Peter Clifford e io avevamo convinto il nostro editore che saremmo dovuti andare una settimana prima per percorrere il percorso dall’Argentina ai confini del Cile sull'alto delle Ande in quello che era un viaggio motociclistico in stile Che Guevara. Alla fine di un magico viaggio abbiamo vissuto le emozioni di uno storico Gran Premio. Kenny Roberts si mise alle spalle la Yamaha di Barry Sheene per 67 millesimi mentre Freddie Spencer – in occasione del ritorno di Honda in un Gran Premio – completò il podio. Non avevamo idea dei problemi esistenti tra Argentina e Gran Bretagna. Il lunedì dopo la gara tornammo a Londra. Due giorni dopo scoppiò la guerra tra i due Paesi per il dominio delle Isole Falkland.
Due anni prima sarei dovuto andare in Venezuela ma il Gran Premio venne cancellato. Barry Sheene tra il 1977 e il 1979 aveva vinto le tre gare della classe regina disputate sul circuito di San Carlos. La maggior parte delle persone e dei giornalisti era stata costretta a restare a 100 chilometri dal circuito. Barry si era fatto amico dei pompieri del posto e dormì nella locale caserma dei vigili del fuoco.
L'anno dopo l’avventura argentina andammo per la prima volta in Sudafrica per fare tappa al circuito di Kyalami, non lontano da Johannesburg. Fu un viaggio eccezionale dove la comunità della MotoGP™ ignorava il regime dell’apartheid. Avevo dei seri dubbi sul compiere o meno quel viaggio ma onestamente la sensazione che avevo era quella che avremmo portato il nostro piccolo contributo per lottare contro la segregazione. Freddie Spencer vinse quella prima gara della classe 500cc ma due anni dopo cadde quando la ruota posteriore cedette. Arrivò all’aeroporto per tornare a Londra su una carrozzina. Filmare qualcosa per mostrarlo all’esterno del Paese ai quei tempi in Sudafrica non era facile dato che le autorità volevano sviluppare le pellicole per vedere quali immagini sarebbero state diffuse. Freddie prese le pellicole, ci si sedette sopra sulla carrozzina e salimmo a bordo del volo.
Nel 1987 si è tornati a correre in Giappone dopo un’assenza di 20 anni. Quello è stato il mio primo viaggio nel Paese che tante moto ha regalato al Campionato del Mondo. Il volo verso Suzuka è stata un’esperienza bellissima. A quei tempi non esisteva un volo diretto verso il Giappone e quindi ci siamo dovuti fermare in Alaska per fare rifornimento dove ci avevano detto che era presente il negozio di duty-free più grande al mondo e fuori dalla porta di entrata c’era un grosso orso imbalsamato. Le gare e l’hospitality erano fantastiche ma qualcos’altro mi colpì. In sala stampa incontrammo ‘Mr Fax’ che ci convinse del fatto che se avessimo messo un foglio di carta nella sua macchina sarebbe arrivato esattamente uguale dall’altra parte a Londra. Fu così e quelle lunghe ore passate domenica sera a copiare i risultati delle gare delle sei classi scomparvero in quel momento. Ci innamorammo di ‘Mr Fax.’
Domenica il Portogallo. Non c’è tempo per fermarsi, ora è la volta di un altro Paese e di un altro continente. Non sarà come il giro del mondo in 80 giorni, ma ci va molto vicino.