Che avventure, lontano da casa

Hugh Anderson è diventato una MotoGP™ Legend: il commento di Nick Harris

Che buffo: l’animale impresso sull'iconico casco di Hugh Anderson era un uccello che non sapeva volare, simbolo del suo Paese, la Nuova Zelanda. Ma lui, per correre, ne ha dovuti prendere parecchi di aerei. Così come i suoi connazionali alla ricerca della gloria nel campionato del mondo, che si svolgeva in Europa.

Fra loro Anderson è il più noto: la sua introduzione nella Hall Of Fame della MotoGP™ non è solo un riconoscimento individuale, ma qualcosa che vale per tutti i piloti neozelandesi che si sono sacrificati molto in un viaggio così lungo.

Anderson non è stato né il primo né l'ultimo. Ma il suo impatto è stato enorme. Ha portato al successo un Paese lontano dall'Europa. È stato l'unico pilota neozelandese ad aver vinto un titolo mondiale, due volte in 125 e altrettante nella classe 50 con la Suzuki. 

Ha vinto 25 dei 31 Gran Premi conquistati da piloti neozelandesi. Nessun altro ha vinto più di lui per la Suzuki. Solo Kevin Schwantz l’ha pareggiato.

Il primo vincitore neozelandese fu Ken Mudford, che diede alla Norton il successo nel Gran Premio dell'Ulster del 1953, classe 350. Un anno dopo Rod Coleman portò l'AJS alla vittoria nella gara delle 350 del TT e al terzo posto nel campionato del mondo. 

Ginger Molloy vinse il Gran Premio dell'Ulster del 1966 su una Bultaco 250. Mentre tredici anni dopo Dennis Ireland approfittò del boicottaggio dei big sul circuito di Spa Francorchamps per vincere il Gran Premio del Belgio classe 500.

L'attuale pit lane reporter della Dorna, Simon Crafar, ha dominato la gara delle 500 al Gran Premio di Gran Bretagna del 1998, portando alla Yamaha l'unica vittoria della stagione, l'ultima nella classe regina per gli pneumatici Dunlop.

Fra chi ha invece pagato un prezzo troppo alto, Kim Newcombe. Pilota e ingegnere, utilizzò un motore a due tempi 500 derivato da uno scafo della Konig, prodotto nella Germania Ovest. Si classificò secondo nel campionato del mondo 1973 dopo aver vinto in Jugoslavia, sul circuito stradale di Opatija. Alla ricerca di fondi per finanziare i suoi sforzi agonistici, partecipò a una gara internazionale fuori campionato a Silverstone. Colpì un palo non protetto alla curva Stowe e morì in ospedale tre giorni dopo.

Credo che la lontananza da casa abbia incoraggiato i piloti australiani e ancor più quelli neozelandesi, nel godersi al massimo la vita del paddock. Fra loro Stu Avant e Graeme Crosby. A Misano, nel 1976, stavo vagando per il paddock come un'anima in pena quando Stu Avant mi fermò per raccontarmi la sua storia. Era arrivato per la sua prima gara fuori dalla Nuova Zelanda con l’amico Mike Sinclair. Divenni grande amico di Stu. Ci frequentavamo soprattutto quando si trovava in Inghilterra, anche se da buon ragazzo di Oxford non avrei mai potuto accettare il suo tifo per i nostri grandi rivali del Reading. Parlo di calcio, ovviamente.

Abbiamo festeggiato Hugh Anderson la scorsa settimana, piangendo anche la perdita di un altro grande campione del mondo. Phil Read è stato sicuramente il corridore più sottovalutato dei 74 anni di storia del nostro sport. Sette titoli mondiali, 52 GP vinti, il primo di sempre a vincere i titoli in 125, 250 e 500.

Un vero ‘Prince of Speed’. Principe della velocità.

 

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