Per la maggior parte di noi mortali, soltanto vincere un titolo mondiale sarebbe abbastanza ma per due veri campioni del mondo di decenni diversi non è stato così. 12 titoli mondiali e 139 vittorie non sono state abbastanza per due leggende come Kenny Roberts e Valentino Rossi. Adagiarsi sugli allori non era nel loro DNA. Kenny e Vale avevano davvero a cuore questo sport che aveva dato loro fama e fortuna e hanno lottato per garantire alle future generazioni gli stessi benefici.
Vale ha portato un nuovo pubblico a interessarsi della MotoGP™ con la sua guida, i suoi scherzi e il suo fascino ma anche all’apice della fama si è preoccupato del futuro di questo sport in Italia. La mancanza di successi italiani e perfino di piloti nelle classi inferiori che sono sempre state foriere di future stelle MotoGP™ rappresentava qualcosa di preoccupante. Invece di lamentarsi il nove volte campione del mondo ha fatto qualcosa a questo proposito. Ha dato vita alla VR 46 Academy, al leggendario Ranch a Tavullia, suo paese natale e ha dato vita al suo team impegnato nel Campionato del Mondo. Il suo sostegno e il suo credere in quei giovani piloti sotto la sua guida ha portato a dei risultati incredibili. La scorsa settimana in Argentina Marco Bezzecchi ha regalato al Mooney VR46 Racing Team la prima vittoria in MotoGP™. La sua è stata la vittoria numero 17 di un pilota della VR46 Academy nella classe regina.
Kenny rivoluzionò il Campionato del Mondo sia in pista che fuori. Vinse tre titoli mondiali nella 500cc e 24 gare. Il campione che demolì il dominio europeo con uno stile mai visto prima, perfezionato sulle piste di dirt track in America. Un campione che ha sfidato le autorità in una lotta per aumentare la sicurezza e l’importo dei premi. Poteva sparire per sempre, ma non lo ha fatto.
Invece si mise alla guida del suo team. Prima in 250 cc con Wayne Rainey e Alan Carter e poi in 500cc con Rainey, John Kocinski e Randy Mamola. Kenny costruì a fini di allenamento piste di dirt track nel suo Ranch a Salinas, in California e sul nuovo circuito di Barcellona.
Nonostante tutti i successi colti nel Campionato del Mondo da gente come Kenny, Rainey, Spencer e Lawson, nomi di primissimo livello e conosciuti in Europa, erano invece quasi sconosciuti dall’altra parte dell’Oceano. Mi ricordo di aver fatto visita a Eddie Lawson a casa sua in California quando lasciò Yamaha per Honda. Aveva già vinto tre titoli mondiali in 500cc ma una sera a cena i suoi amici mi chiesero cosa facesse esattamente Eddie per vivere. Kenny non riusciva a capire il motivo per cui i loro successi nel Campionato del Mondo non trovavano riscontro in patria. Nel 1993 si impegnò moltissimo per organizzare il Gran Premio degli Stati Uniti a Laguna Seca insieme al tre volte iridato Rainey. Appena una settimana prima di Laguna Rainey rimase paralizzato in quella bruttissima caduta a Misano. Kenny rimase sconvolto ma decise di andare avanti. Quattro anni dopo il dramma di Rainey diede vita al suo team con sede in Inghilterra. Prima nell’era dei due tempi e poi in quella dei quattro tempi è stata davvero, davvero dura. L’apice lo si toccò con la pole position firmata nella 500cc a due tempi da Jeremy McWilliams. Alla fine il suo sogno terminò per mancanza di sponsor ma venne ripagato nel 2000 quando suo figlio Kenny si laureò campione del mondo con Suzuki. Gli unici padre e figlio a laurearsi campioni del mondo.
Una storia rara e al tempo stesso incoraggiante nell’epoca moderna in cui tutto si muove intorno al denaro. Due veri campioni del mondo sia in pista che fuori che hanno avuto a cuore il futuro.