Come se la sta cavando la Honda con il rebus telai?
Il reparto corse del marchio giapponese, in cerca di migliori prestazioni per riportarsi stabilmente ai vertici delle classifiche, negli ultimi tempi ha chiesto una mano ‘esterna’ rivolgendosi alla Kalex, nello specifico per la realizzazione di un telaio che nello scorso fine settimana, a Le Mans, è stato messo alla prova dai due ufficiali della casa dell’ala dorata.
Ecco, dunque, un riassunto di quanto successo giorno per giorno, insieme alle sensazioni riportate dai piloti Marc Marquez e Joan Mir (Repsol Honda Team).
Prima giornata
Venerdì i due spagnoli hanno iniziato le prove con il telaio precedente, prima di passare a quello Kalex. Da tenere presente che nelle ultime gare e nei test 2023, così come in alcuni episodi delle passate stagioni, la HRC ha portato parecchie novità ciclistiche e i commenti si sintetizzavano sempre in "non è un grande cambiamento” e "ha ancora il feeling Honda". Insomma: qualche passo avanti, magari, ma nessuna rivoluzione.
Le parole espresse in Francia al termine della prima giornata di libere sono state quindi incoraggianti. Mir ha spiegato che "si sentiva un po' meglio" ed era "in grado di guidare in modo più confortevole".
Da tenere presente che il numero 36 si sta ancora adattando alla guida richiesta dal motore V4, visto che la Suzuki che ha usato fino al novembre scorso, con la quale aveva vinto il titolo della top class nel 2020, era spinta da un 4 cilindri in linea.
Situazione opposta per Marquez, da anni nel box HRC: "È un altro passo avanti, in alcune aree di questo circuito, ma abbiamo bisogno di altri miglioramenti”, ha spiegato riferendosi al telaio Kalex. “Dobbiamo staccare forte perché perdiamo in accelerazione e sul rettilineo. Così, spingiamo molto sull’anteriore”.
La coppia del Repsol Honda Team si è concentrata sul nuovo telaio anche sabato. In serata, Marquez ha spiegato che aveva dovuto “adattare un po' lo stile di guida”, perché “si deve entrare in curva forte, ma senza spingere troppo”. Un aspetto positivo: “C’è un margine per gli errori. Se vai largo, riesci a rientrare”. Col telaio Honda precedente, invece, questa manovra “era critica ed era difficile capire cosa stava facendo lo pneumatico anteriore”. La ciclistica Kalex, invece, “sembra avvertirti di più”.
Il davanti, che conta soprattutto in inserimento di curva, al numero 93 sembrava piacere, insomma. Anche se a centro curva preferiva la ciclistica precedente, che garantiva maggiore percorrenza.
Seconda giornata
Nella Tissot Sprint l’otto volte iridato, che si era qualificato secondo, ha chiuso quinto, mentre il compagno di box ha visto la bandiera a scacchi in 14esima posizione: “All’inizio avevo qualche problema nel fermare la moto e tenere le traiettorie, poi non sono riuscito... Non riesco a fare ciò che voglio”, le parole di Mir al termine del sabato. “Penso che in questo momento il team non capisca cosa mi serve per essere veloce. E io non so cosa fare per guidare in un modo diverso e più redditizio”.
Il commento, specialmente quando Mir ha parlato delle traiettorie, rispecchiava un po’ quanto affermato da Marquez: entrambi hanno puntato il dito su ciò che succede a centro curva. Il telaio Honda, rispetto al Kalex, ‘girerebbe’ meglio.
D’altro canto, in cinque GP e quattro test Mir ha provato quattro diversi telai. Non pochi. Difficile quindi per lui capire su quali aspetti dello stile di guida intervenire, visto che il mezzo cambia in continuazione.
Terza giornata
Passando alla domenica e ai 27 giri della gara, nonostante la caduta al penultimo giro Marquez ha avuto di che sorridere, visto che era in ballo per il secondo posto. Ma parlando del telaio, è stato tiepido: “È leggermente diverso e rappresenta un piccolo aiuto. Ma non è la soluzione decisiva. Mir, che è un campione del mondo, l’ha usato ed era nelle retrovie, prima di finire a terra per l’ennesima volta. Qualcosa va cambiato, se vogliamo essere più competitivi. E anche più sicuri, perché ogni anno i pilota Honda sono quelli che cadono di più”.
Il valore del telaio Kalex potrebbe risiedere proprio qui: non è la soluzione, ma può rappresentare una tappa intermedia da sfruttare per fare analisi e orientare la direzione di step più radicali.
A Le Mans, secondo Marquez, è andata meglio del solito perché ci ha messo una pezza lui: “Nelle due principali accelerazioni ho usato i miei punti di forza, rialzando la moto e controllando bene il gas. Ecco perché non perdevamo tanto. Ma nel secondo settore, dove conta tanto il grip, perdevo molto. Più di così, non ne avevo”.
Mentre il numero 93 lottava per l’argento finale, in Francia Mir ha mostrato dei segnali incoraggianti: nei tre giri precedenti alla caduta ha siglato i suoi best lap della gara, e nell’ultimo è stato di 3 decimi e mezzo più veloce del giro migliore registrato nella Tissot Sprint del sabato.
“In gara abbiamo trovato qualcosa, è importante”, le sue parole. “Prima della caduta ero in grado di girare in 1:32, ma mi mancava un po' di costanza. La mia velocità era più o meno quella. Ieri ero a un secondo dal ritmo dei migliori, oggi a due decimi. È un passo enorme".
A cosa è stato dovuto? “Abbiamo modificato un po' la geometria, cercando di capire cosa mi serve. Sono riuscito a guidare meglio".
Tirando le somme e considerando i commenti dei piloti, il telaio Kalex ha dato alla coppia HRC più margine e ha messo i due più a loro agio. Ma è ancora lontano da quello che serve per stare stabilmente davanti.
"Sei sul filo del rasoio. Non tanto fisicamente, quanto mentalmente”. È ancora Mir a parlare: “Devi essere super preciso e attentissimo all'anteriore, cercando di non esagerare”.
Per lui il salto avanti di domenica, crono alla mano, non può essere comunque negato. E Marquez, come segnalato, con un secondo posto in qualifica, il quinto nella Tissot Race e la bagarre per il secondo posto di domenica, si è fatto vedere eccome.
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