Nei 75 anni di storia del Motomondiale sono state molte le ragioni che hanno spinto il pubblico verso le colline, gli spalti e le tribune dei circuiti. Su tutti, le emozioni trasmesse dalle gare, meglio se combattute. Certo, i fattori che hanno giocato la loro parte sono stati anche altri: la qualità delle strutture delle piste, l'intrattenimento previsto a margine delle gare, i prezzi dei biglietti, i parcheggi.
Oggi sembrano queste, alcune delle cose da tenere in considerazione quando si ricercano le ragioni di una folla da record. Mentre in passato le dinamiche sono state diverse. Hanno coinvolto, addirittura, divisioni politiche finite nei libri di storia.
Nel 1952 il circuito di Solitude, lungo oltre 11 chilometri e collocato nella Germania Occidentale, è stato preso d’assalto da circa 300mila persone. Difficile, ad appena sette anni dalla fine della seconda guerra mondiale, fare stime precise. L’evento, di certo, era percepito come importantissimo. Finalmente, dopo la divisione in due della Germania, arrivava un campionato del mondo.
Nove anni dopo, nel 1961, il circuito stradale del Sachsenring ha ospitato il primo Gran Premio della Germania Est. Attorno agli oltre 8 chilometri di un tracciato circondato dagli alberi, un’altra immensa folla. Non c’era solo lo sport, ad attirarla: quella offerta era una finestra sulla libertà, perché quelle persone erano strette nella morsa della Guerra Fredda, intrappolate dietro la Cortina di Ferro. Nell’arco di 12 anni, l’appuntamento ha regalato un po’ di gioia a milioni di persone.
Nel 1971 la vittoria nella classe 250 di un pilota della Germania Ovest, Dieter Braun, ha creato qualche problema: la polizia era decisa a impedire che sul podio suonasse l’inno di quella che era ‘l’altra metà’. Si aspettavano che i 280mila presenti potessero essere incentivati a una protesta contro la loro segregazione. Così gli agenti della Stasi hanno disattivato il sistema degli altoparlanti. Per tutta l’area, eccetto quella in cui erano collocati i funzionari della FMI, la federazione internazionale. Fra la folla, qualcuno ha comunque reagito: sotto lo sguardo dei poliziotti, accompagnati dai loro cani, i festeggiamenti per il successo di Braun sembravano coincidere con una protesta per la condizione di quelle persone. È stato un momento toccante.
Qualcosa di simile si è ripetuto a Brno, in Cecoslovacchia. Un’altra volta, dall’altra parte della Cortina di Ferro, dove le gare motociclistiche hanno dato spettacolo e rivestito molteplici significati.
Poi la Guerra Fredda è diventata un ricordo. La tradizione e la storia sono rimaste, però: il Sachsenring e Brno hanno continuato ad attirare oltre 150mila persone a ogni appuntamento iridato.
Quest’anno i record di pubblico registrati a Portimao, Jerez e Le Mans hanno sottolineato il lavoro fatto per andare incontro alle esigenze e ai desideri di chi ama vedere le gare dal vivo. Lo show offerto in pista dai protagonisti delle diverse classi non basta più: alla gente piace divertirsi, avere l’occasione per esprimere la propria energia, pagare il giusto e avere in cambio una buona dose di intrattenimento.
Le Mans ricalca questa formula meglio di qualsiasi altro circuito: un pubblico soddisfatto, un ex campione del mondo francese nella mischia della top class e un cielo sereno. Non è sempre stato così: un tempo della Francia si ricordavano le basse temperature e la pioggia. Oggi, le cose sono cambiate.
Insomma, l’abbiamo detto: sono tante, le ragioni che fanno da calamita attirando il pubblico verso i circuiti. In questo senso, per fortuna la MotoGP™ non ha mai dimenticato di dare ai piloti e ai team la possibilità di lavorare al meglio, ai massimi livelli. Il resto ha il suo peso, certo. Ma non penso che i 297.471 appassionati accorsi a Le Mans nello scorso round iridato siano tornati a casa delusi da quello che è successo in pista.
Al centro, al cuore, ci sono sempre le corse.