Alzo le mani e faccio ammenda. Quando nel 2016 Andrea Dovizioso portò Ducati alla sua seconda vittoria a distanza di 2650 giorni dalla precedente del forlivese e sei anni dopo il primo successo della Casa bolognese, non avevo realizzato che questo sarebbe stato il punto di partenza di un gran duello contro quello che sembrava l’imbattibile Marc Marquez e Honda. La rinascita delle fortune della leggendaria Casa italiana a opera di un ritrovato Dovi. Senza dubbio il romagnolo era un pilota di livello mondiale ma sbagliando lo avevo sempre ritenuto un Mister Consistenza, Mister Affidabilità e un ottimo ragazzo. Lo avevo visto nel Campionato del Mondo 125cc sulla Honda in quel 2004 nel quale lottò contro le Aprilia di Hector Barbera e Roberto Locatelli. Sfortunato nel dover affrontare nel 2006 e 2007 Jorge Lorenzo su Aprilia in 250cc. Dovi in entrambe le stagioni chiuse al secondo posto dopo essere arrivato terzo nel 2005 dietro la grandissima coppia Honda formata da Dani Pedrosa e Casey Stoner. Tutti e tre questi contendenti al titolo della 250cc approdarono in MotoGP™ con Lorenzo e Stoner che poi avrebbero vinto il titolo mondiale. Nel 2009 Dovi, in sella alla Repsol Honda, vinse l’ultima gara della classe regina sul bagnato di Donington Park. Per i sette anni successivi si meritò l’appellativo di Mister Consistenza portando a casa 30 podi con Honda, Monster Tech 3 Yamaha e Ducati con la quale corse a partire dal 2013. Dopo essersi adagiati sugli allori in seguito al magnifico titolo mondiale vinto da Stoner nel 2007 in sella alla Ducati da 800cc, la Casa bolognese tornò a giocarsela contro il costruttore giapponese. Davvero indimenticabile quel duello all’ultimo giro tra sole Ducati nel 2016 al Red Bull Ring in Austria dove Andrea Iannone colse la sua prima e unica vittoria in MotoGP™ per poi sparire a Ibiza per festeggiare. Dovi non dovette attendere a lungo per vincere la sua seconda gara nella classe regina.
A distanza di 2653 giorni da quella vittoria a Donington tornò sul gradino più alto del podio con tre secondi di vantaggio su Valentino Rossi in Malesia sotto il caldo torrido di Sepang. Un luogo davvero diverso dal bagnato di Donington. Dovi e Ducati erano pronti a sfidare Marquez e Honda. Fuori dalla pista Dovi era ancora quel piacevole, simpatico e tranquillo ragazzo di cui si parlava ma le cose cambiavano quando si spegneva il semaforo, specialmente considerando che stava lottando per il titolo mondiale. Nel 2017 se lo sono giocato fin dal via. La pazzesca vittoria al Mugello fu seguita da quelle a Barcellona, in Austria, Gran Bretagna, Giappone e Malesia. La lotta per il titolo arrivò all’ultimo atto nel gran finale di Valencia dove a Marquez bastò un terzo posto per festeggiare il successo iridato. Secondo posto per Dovi e Ducati, forse non ricompensati per il loro impegno nell’aver cercato di spodestare Marquez e Honda. Due gare sintetizzarono al meglio quella stagione. Due duelli entrambi all’ultimo giro contro Marquez che uscì battuto in Austria al Red Bull Ring e in Giappone sotto la pioggia di Motegi. Indimenticabile lo sguardo che Dovi rivolse a Marquez quando lo sconfisse in Austria ma la vittoria di Motegi fu qualcosa davvero da gustare. Ducati che batteva Honda sotto il diluvio e sul circuito di casa del costruttore giapponese. Due settimane dopo vinse nuovamente in Malesia e mantenne vive le sue speranze di titolo mondiale. Storia simile l’anno dopo quando quattro vittorie lo portarono al secondo posto alle spalle di Marquez. Altro secondo posto nel 2019 dietro allo spagnolo del team ufficiale Honda mentre l’anno dopo in Austria colse l’ultima delle sue 24 vittorie, di cui 15 in MotoGP™.
A volte è bello essersi sbagliati anche se servono 2650 giorni per rendersene conto.