Qualche domanda delicata dopo l’appuntamento di Phillip Island

Il punto di vista di Nick Harris, ex voce della MotoGP™ in cabina di commento, sulla scia del round australiano

Semplicemente, io Phillip Island l’adoro. Non delude mai e domenica scorsa l’ha confermato con l’ennesimo, epico scontro. Oltre a ribadire che il tracciato australiano è uno dei migliori del mondo, ha fatto vedere quanto può essere cruciale, in una corsa al titolo che ora coinvolge Jorge Martin (Prima Pramac Racing) e Francesco Bagnaia (Ducati Lenovo Team), il ruolo di chi non si deve preoccupare della situazione del campionato, perché fuori dai giochi per il Mondiale. 

Al momento sono due i piloti che con le loro prestazioni possono far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Si tratta di Marc Marquez ed Enea Bastianini.

L’asso del team Gresini Racing MotoGP™, spagnolo come Martin, l’anno prossimo dividerà il box con l’italiano Bagnaia prendendo proprio il posto di Bastianini, che nel 2025 lascerà la Ducati per salire su una KTM.

Intenzionati a farlo o meno, consapevoli o no, direttamente o indirettamente, potranno aiutare l’uno o l’altro dei piloti in ballo per il titolo. Ciò potrebbe fare la differenza, man mano che le gare vanno avanti e i punti sul piatto diminuiscono. Soprattutto se i giochi si chiuderanno nell’ultimo round, a Valencia. Lì, Marquez e Bastianini potrebbero veramente essere decisivi.

In passato, di dinamiche del genere se ne sono già viste. A volte si sono espresse nei fatti. Altre solo a parole. 

Penso al 1990, quando proprio a Phillip Island il 17enne Loris Capirossi poteva mettere le mani sul titolo della 125, come effettivamente successo. Un risultato, quello che l’ha fatto diventare il più giovane campione del mondo, che ha spinto una pizzeria a dare il suo nome a uno dei piatti del menù.

Australian GP, 1990. Credit: Maurice Büla
Australian GP, 1990. Credit: Maurice Büla

Se si sfogliano le classifiche, si trova Capirossi in cima ai risultati di quella gara. Ciò che non è scritto, invece, è come è arrivata quella vittoria nell’ultimo round della stagione. E cioè con un grandissimo aiuto da parte degli altri italiani in pista, fra i quali Bruno Casanova, Doriano Romboni e Fausto Gresini. Capirossi se la giocava con l’olandese Hans Spaan e il tedesco Stefan Prein, entrambi con delle possibilità di aggiudicarsi il titolo. Il primo ha chiuso la gara quarto dietro a tre italiani, l’altro si è ritirato per delle noie tecniche. 

Trentacinque anni dopo, sempre a Phillip Island, è esplosa la più grande teoria cospirativa nella storia di questo sport, costata il titolo mondiale all'accusatore. Valentino Rossi ha puntato il dito contro Marc Marquez dicendo che, nel bel mezzo di un’affollata bagarre, avrebbe rallentato il ritmo di proposito per permettere a Jorge Lorenzo, che si giocava il titolo con Rossi mentre il numero 93 era fuori dai giochi, di finirgli dietro, quindi secondo, mentre l’asso di Tavullia chiudeva quarto nella scia di Andrea Iannone. 

Marc Marquez, Valentino Rossi Malaysian GP 2015
Marc Marquez, Valentino Rossi Malaysian GP 2015

Per dare sostegno alla sua tesi, il nove volte campione del mondo ha sventolato dei grafici coi tempi sul giro, cercando di dare una base alle sue accuse. Ad attenderlo, nel successivo round di Sepang, c’era la guerra. 

Marquez e Rossi, in un vero e proprio scontro fra titani, a Sepang sono arrivati a scambiarsi la posizione per nove volte in un solo giro, mentre lottavano per la terza piazza. 

Alla fine lo spagnolo è finito a terra e l’italiano si è beccato una penalizzazione per aver causato l’incidente. La conseguenza: nell’ultima gara, a Valencia, l’italiano sarebbe dovuto partire dal fondo della griglia, ultimo. Quel round, decisivo per l’assegnazione del titolo, è stato vinto da Lorenzo con Rossi ai piedi del podio, quarto. Il Mondiale è quindi andato all’iberico, che ha visto il suo titolo circondato da una marea di insinuazioni. I tifosi di Rossi hanno infatti accusato Marquez e Pedrosa, secondo e terzo sotto la bandiera a scacchi, di aver ‘protetto’ il connazionale Lorenzo senza cercare di superarlo.

Altre volte ancora, abbiamo assistito a episodi all’insegna del gioco di squadra. Penso al 1983, quando la Yamaha ha messo il fresco campione del mondo della 250, Carlos Lavado, su una 500 per aiutare Kenny Roberts nella corsa al titolo della classe regina. Nell’ultimo GP della stagione, in programma a Imola, il venezuelano avrebbe dovuto mettersi fra lo statunitense e Freddie Spencer, in sella alla Honda. 

In testa e pedinato dal diretto rivale per il Mondiale, Roberts alzava e abbassava il ritmo sperando che l’avversario abboccasse. Ma non è successo. Spencer ha chiuso secondo e il titolo è andato a lui.

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Cosa accadrà nel 2024? Marquez aiuterà Bagnaia, con il quale dividerà il box l’anno prossimo? Sarà dalla parte del connazionale Martin? Oppure darà tutto con il solo obiettivo di vincere?

Simili le domande che circondano Bastianini: aiuterà Bagnaia, che corre per il suo stesso team e con la stessa bandiera, anche se a fine stagione lascerà il marchio di Borgo Panigale per lasciare il posto proprio a Marquez?

Delicate, come domande, lo ammetto. Ma vanno comunque poste. Di qui a Valencia.

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