Andrea Dovizioso riconcorre il sogno iridato della classe regina forte del confermarsi, per due volte, vicecampione del mondo MotoGP™. Un binomio, quello tra il numero 4 del Ducati Team e la Desmosedici GP, che conosce pochi simili nella competizione. 50% di pilota, 50% di moto, nel caso di Desmo Dovi l’equilibrio è perfetto.
Una storia che parte da lontano e che ha reso Dovizioso icona ducatista e icona sportiva per la dedizione e il grande impegno che sin dall’inizio ha messo nel progetto di Borgo Panigale. In questo caso, pilota e moto sono cresciuti insieme, due metà che sono arrivate a completarsi portano in pista passione e precisione, metodo ed istinto.
Se Ducati è diventata la moto riferimento in questi anni, lo si deve oltre che al reparto corse guidato da Luigi Dall’Igna anche a Dovizioso. Corridore che ha dato stabilità, fiducia e ampia prospettiva allo sviluppo del prototipo stagione dopo stagione. Uno sportivo preparatissimo dal punto di vista atletico, maturo quanto basta per mettere in pista grande esperienza (ha 33 anni) ma nello stesso tempo, giovane e affamato di vittoria. Professore nel box, meticoloso e uomo squadra e oltre, grande lettore delle gare, di ogni situazione e lottatore in pista. Dovizioso è uno dei piloti migliori al mondo.
Un corridore completo su una moto riferimento non possono che puntare molto in alto. Ducati ha compiuto un grande percorso di crescita da quando è rimasta orfana del suo campione del mondo (Casey Stoner) e ha gettato le basi per uno sviluppo senza passi indietro, una nuova epoca. Dalla moto di un pilota solo ad una desmodromica in grado di dare la vittoria diversi nomi. Potenza, grandi prestazioni motoristiche e perfezione ciclistica, le Desmosedici GP fanno scuola non solo nell’aerodinamica, vero o proprio cavallo di battaglia della Casa bolognese ma sono riferimento di ingegneristica nella MotoGP™.
Desmo – Dovi, un binomio che in questa seconda parte di stagione dirà la sua puntando dritto alla vittoria del campionato.