Nel corso del giro d’onore si stringono la mano da veri guerrieri. Rispetto e apprezzamento per la prestazione del proprio rivale in quel di Sepang. Pecco Bagnaia e Fabio Quartararo ora affrontano il gioco dell’attesa. 14 lunghi giorni prima del verdetto finale in programma a Valencia. Si torna a casa dalla Malesia e ci si prepara per l’ultimo atto che deciderà chi sarà il campione del mondo 2022 in MotoGP™.
Nel corso degli ultimi 74 anni tanti piloti hanno affrontato questa lunga attesa. 18 titoli mondiali sono stati assegnati all’ultima gara. Solo in tre occasioni chi è arrivato all’ultima gara non in testa alla classifica, ha poi vinto il mondiale. Nel 2006 Nicky Hayden prima della gara di Valencia doveva recuperare otto punti a Valentino Rossi. Ultima gara decisiva anche nel 1950 quando il secondo posto a Monza permise a Umberto Masetti di vincere il titolo con un solo punto di vantaggio su Geoff Duke che fece sua la gara. Nel 2017 Marc Marquez arrivò all’ultima gara con 21 punti di margine su Andrea Dovizioso.
Cosa fanno i piloti mentre attendono questo ultimo, spettacolare atto? Quanto hanno dovuto attendere? Un paio di campioni del mondo si sono preparati per l’ultimo Gran Premio prima che arrivasse. Nel 1983 Freddie Spencer e Kenny Roberts dovettero aspettare un mese dopo l’intenso duello all’ultimo giro andato in scena in Svezia nel penultimo Gran Premio dell’anno in quel di Anderstorp. Al termine della gara Freddie aveva cinque punti di vantaggio. Entrambi i duellanti tornarono a casa prima del gran finale di Imola. Freddie trascorse del tempo con la sua famiglia a Shreveport e Kenny giocò a golf nel suo ranch in California. Poi tornarono in Italia e Freddie conquistò il suo primo titolo mondiale in 500cc arrivando secondo alle spalle di Kenny che tentò qualsiasi trucchetto per destabilizzarlo.
Nove anni dopo Mick Doohan tornò in azione sul circuito di Interlagos per il penultimo Gran Premio dopo aver saltato quattro gare per le serie complicazioni alla gamba che aveva riportato in una caduta ad Assen. Il pilota Honda aveva 22 punti di margine su Wayne Rainey. Faceva persino fatica a camminare da solo, figurarsi a guidare una 500cc. Dopo 121 chilometri di pura agonia in qualche modo Mick riuscì ad arrivare 12° ma senza portare a casa punti. Rainey vinse e si arrivò dunque all’ultimo atto in programma in Sudafrica con soli due punti a separarli. In quei 14 giorni vennero apportate le terapie e le cure del caso al corpo di Mick che chiuse in sesta posizione. Non fu abbastanza, il titolo andò a Rainey che grazie al terzo posto si laureò campione del mondo per soli due punti.
I grandi campioni del mondo guardano avanti e pianificano. Roberts e Barry Sheene nel 1978 si giocarono il titolo mondiale della 500cc sul circuito stradale di 22 chilometri e 835 metri al Nürburgring. Kenny nelle giornate in pista aperte al pubblico salì in sella a una Yamaha stradale. Barry ovviamente doveva essere diverso. Tra il Gran Premio d’Olanda e quello del Belgio in qualche modo il due volte campione del mondo convinse Rolls Royce a prestargli una delle auto più lussuose esposte in salone per quello che Barry aveva descritto come un viaggio di vacanza in Europa. Invece con il suo grande compagno Steve Parrish seduto al posto del passeggero presero parte a una due giorni di puro spettacolo per tutti gli appassionati in pista al Nürburgring. Non voglio nemmeno pensare a come Barry convinse Rolls Royce a prestargli di nuovo un’auto. Nonostante i due giorni di ‘prove’ Barry perse il suo titolo mondiale a vantaggio di Kenny dopo aver concluso la gara a due secondi dal terzo posto occupato dal primo americano a laurearsi campione del mondo.
Non riesco a immaginare Pecco o Fabio convincere Rolls Royce per un test drive o giocare a golf prima del gran finale a Valencia. Questi 14 giorni potrebbero essere di aiuto al francese anche per lavorare sul dito rotto. Sono sicuro che entrambi saranno semplicemente sollevati una volta che si sarà concluso il lungo gioco dell’attesa.