La scorsa settimana, quando il 23enne Ai Ogura (MT - Helmets - MSI) ha ufficializzato che dal 2025 correrà in MotoGP™, è emersa tutta la portata della sfida di fronte alla quale si troverà il giapponese dall’anno prossimo: provare a diventare il primo pilota del Sol Levante ad affermarsi nella classe regina vincendo un titolo iridato.
Nonostante i Mondiali conquistati a ripetizione fra i costruttori e le diverse affermazioni registrate nelle classi minori, dopo 75 anni quel particolare traguardo non è stato ancora raggiunto.
Poco dopo l’annuncio di Ogura, durante una sessione di prove in corso sul tracciato del Red Bull Ring, il numero 79 della classe intermedia è caduto rimediando una frattura nella mano destra. È stato così costretto a saltare il GP d’Austria. In Moto2™, quest’anno, ha già vinto due gare. Nella corsa al titolo è secondo, con buone possibilità di centrare il bersaglio grosso.
Nel 2022 di Gran Premi ne aveva vinti tre, sfiorando il titolo della classe intermedia. Poi, un infortunio ha compromesso la stagione successiva.
In MotoGP™ proverà innanzitutto a replicare quanto fatto da Makoto Tamada, che nel 2004 ha vinto la gara di Motegi della MotoGP™ in sella a una Honda, l’ultimo nipponico sul gradino più alto del podio della classe regina. Sono passati due decenni da quel giorno, mica poco.
Tamada quell’anno ha vinto anche a Rio, chiudendo la stagione in sesta piazza.
L'ultimo giapponese a salire sul podio della MotoGP™ è stato Katsuyuki Nakasuga: nel 2012, a Valencia, ha portato una Yamaha al secondo posto. Takaaki Nakagami, quattordicesimo domenica scorsa al termine del GP d’Austria coi colori Idemitsu LCR Honda, è stato l’ultimo nipponico a ottenere una pole: è successo ad Aragon nel 2020.
Fra i suoi connazionali quello andato più vicino al titolo della top class è stato Tadayuki Okada, anno 1997, quando è stato viceiridato. Sulla sua strada ha trovato però un pilota decisamente in palla, Mick Doohan, capace di cinque Mondiali consecutivi dal 1994 in avanti. Per Okada, in totale, 21 podi e quattro vittorie nella classe 500.
Fra chi è ricordato, oltre che per i risultati, per lo stile di guida e la personalità, impossibile non citare Norick Abe. Tre i suoi acuti, conquistati con i capelli lunghi che si vedevano sventolare sotto il casco mentre andava a vincere nel 1996 a Suzuka, dove si è ripetuto quattro anni dopo, sempre su Yamaha.
Fra i giapponesi più sottovalutati della classe regina, mi viene in mente Toru Ukawa, compagno di squadra di Valentino Rossi nel 2002. Quell’anno è riuscito a vincere il GP del Sud Africa proprio davanti all’italiano. È stato il suo unico successo, ottenuto in una stagione chiusa al terzo posto.
Poi, i rimpianti. Per Daijiro Kato, soprattutto. Lui, sì, sembrava avere le carte in regola per riuscire nella grande impresa a cui ora è chiamato Ogura. Nel 2001, prima di salire fra i big, la vittoria del titolo della classe di mezzo con 11 affermazioni. Nella stagione d’esordio in MotoGP™ due podi e un settimo posto nella classifica di fine stagione. Il 2003 poteva essere l’anno della consacrazione. E invece, la sua corsa è finita in tragedia: un incidente a Suzuka, dove ha perso la vita.
Oltre al dolore, sono rimaste le domande: cosa avrebbe potuto fare Kato contro Rossi? Immaginarli battagliare è affascinante. Secondo me, il giapponese se la sarebbe giocata insieme a tutti i grandi impegnati in MotoGP™ in quel periodo.
Correva con la Honda, nel solco di una tradizione che ha visto la maggior parte dei giapponesi impegnata su moto del Sol Levante. In questo senso, Ogura farà eccezione salendo sul prototipo di un marchio europeo, Aprilia. La storia dice che potrebbe portargli bene: il primo connazionale a conquistare dei punti nella classe 500 è stato Fumio Itoh, sesto nel Gran Premio di Francia del 1960 su una BMW.
Porterà bene?