Chi è Marc Marquez? L'identikit del campione, la storia di un grande ritorno

Il percorso dello spagnolo: rookie fenomeno nel 2013, scivolato in una palude e tornato definitivamente al top nel 2025

Quest'anno non ce n'è stato per nessuno. Tanto che la questione è presto mutata. Il dubbio non era più rappresentato dal fatto che Marc Marquez (Ducati Lenovo Team) potesse, o meno, vincere il titolo della classe regina. Bensì da quando ci sarebbe riuscito, visto che il risultato appariva ormai certo, scontato, scolpito nella roccia insieme ai sei titoli già conquistati dal 32enne nella classe regina. 

La conferma matematica è arrivata nel Gran Premio del Giappone, dove il numero 93 ha chiuso secondo. A 2.184 giorni dall'ultima volta, datata 2019, ha sbaragliato la concorrenza nella massima categoria su due ruote.

Qual è stato il suo percorso?

I primi anni

Nato nel 1993 a Cervera, in Spagna, Marquez ha subito dimostrato di avere la stoffa del fenomeno. Scalate le categorie minori, nel 2010 è diventato campione del mondo della classe 125 e due anni più tardi ha fatto il bis in Moto2™. Quando ha esordito in MotoGP™, nel 2013 in sella alla Honda del team ufficiale, era circondato da aspettative alte. Ma lui ha fatto di più. Podio alla prima gara. Vittoria nella seconda. Qualche mese dopo, è diventato il più giovane campione del mondo nella storia della MotoGP. Il primo esordiente a fare centro al primo colpo dopo 35 anni. 

Il dominio

Con lo slancio della sua prima stagione nella classe regina, in quella successiva lo spagnolo ha fatto ancora meglio. Nel 2014 ha vinto i primi dieci GP, sulla strada per il secondo titolo in MotoGP. Nell'annata successiva invece è stato tradito dai suoi errori e ha perso il campionato. È stato inoltre coinvolto in un controverso duello con Valentino Rossi, l'apice a Sepang quando i due si sono toccati. Gli spettatori stavano assistendo a uno scontro fra pesi massimi, disposti a tutto, persino senza esclusione di colpi. A Valencia, in un finale carico di tensione, il titolo è andato a Jorge Lorenzo, con Rossi vice campione.

Nel 2016 Marquez si è ripreso il titolo e nel 2017 ha trovato un nuovo rivale sulla sua strada: Andrea Dovizioso, in sella alla Ducati, capace di dare del filo da torcere allo spagnolo, senza però strappargli la corona. Il numero 93 si è confermato anche nel 2018, non senza qualche colpo di scena. In Argentina, per esempio, si è beccato tre penalizzazioni. Se l'è dovuta vedere inoltre con Dovizioso e Lorenzo, passato alla Ducati insieme all'italiano. Alla fine, è riuscito a vincere ancora.

Il 2019 è stata una delle sue stagioni migliori. Dodici successi su 19 GP, sempre sul podio, tranne una volta. Ha ottenuto 420 punti (prima dell'introduzione della Tissot Sprint, che aumenta il potenziale bottino di un fine settimana da 25 a 37).

La discesa all'inferno

Nel 2020, manco a dirlo, era lui l'uomo da battere. E a Jerez, nel primo round di un calendario influenzato dalla pandemia, lo stava dimostrando. Uscito di pista, si è ritrovato nelle retrovie e ha rimontato come un indiavolato. Sembrava venire da un altro pianeta, tanto era veloce. Ha guidato al limite, finché l'ha superato. Una caduta l'ha lasciato parecchio acciaccato. Ancora non lo sapeva, ma la sua traiettoria sportiva (e non solo) in quel momento stava prendendo una nuova, imprevista e complessa direzione. 

Nel botto Marquez si è fatto male al braccio destro. Nonostante ciò, una settimana dopo, era di nuovo in pista per correre. Ma era troppo presto. Sono seguite diverse operazioni chirurgiche. La placca che gli era stata inizialmente inserita si è rotta, portandolo per la seconda volta sotto i ferri. Un'infezione ha quindi reso necessario un terzo intervento. 

Dopo un'inverno speso a recuperare, nel 2021 Marquez è tornato in azione vincendo tre dei 14 GP ai quali ha partecipato. Gli ultimi due appuntamenti li ha saltati a causa di una nuova caduta, sulla scia della quale ha sofferto di diplopia, un disturbo alla vista che l'aveva già colpito nel 2011 quando correva in Moto2. 

La quarta operazione

Nel 2022 è tornato di nuovo, ma per poco. Nel secondo round un highside ha fatto riemergere i problemi alla vista. Quindi un intervento e il ritorno ad Austin. Durante il GP d'Italia, al Mugello, ha annunciato che si sarebbe fermato di nuovo per farsi operare, per la quarta volta, al braccio destro. Dal 2020, non era mai tornato a posto. 

Lo spagnolo si è rivolto alla Mayo Clinic, negli Stati Uniti, per un intervento complesso che avrebbe deciso la sua carriera. È stato lontano dalle piste per un po', saltando sei Gran Premi. Rientrato ad Aragon, l'ha presa con le pinze ed è tornato sul podio in Australia con un secondo posto. 

Nel 2023 sono arrivati nuovi infortuni, ma non più al braccio destro. Nel round inaugurale si è rotto un osso in una mano e ha saltato tre gare. Al Sachsenring, dove in passato non aveva rivali, è finito a terra per cinque volte in un solo fine settimana, saltando la gara a causa delle conseguenze. Poco più tardi, ad Assen, si è ritirato. In discussione questa volta non c'era il suo fisico, ma la competitività del mezzo che guidava. 

Da Honda ufficiale a Ducati 'satellite'

Il contratto che legava Marquez alla Honda, con la quale aveva esordito in MotoGP, si spingeva oltre il 2023. Nonostante ciò, hanno iniziato a farsi sempre più insistenti le voci relative a un suo addio anticipato. Lo spagnolo ha ufficializzato l'addio in Indonesia. Sarebbe passato alla Ducati di una realtà indipendente, il team Gresini, che nel 2024 gli avrebbe messo a disposizione una moto in versione 2023. Per farlo, avrebbe rinunciato a un ingaggio da diversi milioni di Euro. Voleva una moto con cui poter vincere. E l'ha avuta. 

Nella sua prima annata in sella a una Ducati, lo spagnolo ha vinto tre gare e a fine anno si è messo al collo il bronzo stagionale. Davanti a lui due Ducati ufficiali, quelle di Jorge Martin e Francesco Bagnaia. In quel momento il numero 93 aveva già in tasca un accordo annunciato qualche mese prima, quando ha firmato per correre nel team factory di Borgo Panigale. 

L'iberico iniziava così a vedere la luce dopo diversi anni di sforzi e sofferenze. Nel 2015, vestito di rosso, ha dominato stupendo tutti un'altra volta. L'aveva già fatto nel 2013, da rookie. Si è ripetuto, su un'altra dimensione e con una determinazione moltiplicata, in questa stagione. Dopo 2.184 giorni. Sulla scia di una lunga serie di operazioni chirurgiche. Passando per tre diversi team. Con due marchi.

Ora alza al cielo il trofeo di campione del mondo della classe regina. Per la settima volta. Completando uno dei più feroci, esaltanti ed emozionanti ritorni ai vertici nella storia dello sport. 

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