La scelta di domenica scorsa, presa in un battito di ciglia mentre le gocce di pioggia si facevano insistenti sulla visiera del suo casco, negherà a Jorge Martin il campionato del mondo? No, probabilmente. Ma gli è costata caro: il vantaggio del pilota Prima Pramac Racing in classifica su Francesco Bagnaia (Ducati Lenovo Team) si è infatti ridotto di 19 punti.
La decisione opposta ha pagato invece per Marc Marquez, che quando il connazionale è rientrato in pitlane per salire sull’altra moto che aveva a disposizione, sulla quale erano montati pneumatici rain, è rimasto in pista insieme alla maggior parte dei colleghi.
La vittoria che ha ottenuto lo rilancia alla conquista del Mondiale? Probabilmente no. Ma mai dire mai. Lecito aspettarsi che l’otto volte iridato vinca altre gare, quest’anno. Per Bagnaia e Martin, il messaggio è chiaro: non dovranno commettere errori.
Ripenso alla prima gara flag-to-flag, corsa a Phillip Island nel 2006. Anche quel giorno sono state prese delle decisioni in un battito di ciglia. Buone, per alcuni. Meno, per altri.
Certo, quelle devono essere situazioni da incubo per i piloti. In sella a bolidi da 325 km/h, affatto semplici da domare, dovevano valutare quanto era insistente la pioggia che picchiava sulla visiera.
A volte, la scelta è facile. Come a Motegi lo scorso anno, quando la pioggia è subito scesa con forza. La preoccupazione di tutti era rientrare in pitlane prima possibile e in sicurezza, per cambiare moto. Ma altre volte, le cose non sono state così nette. Chi si ricorda l’ultimo giro di Brad Binder al Red Bull Ring tre anni fa? Mentre gli altri piloti si fiondavano ai box, lui era rimasto in pista con le slick. Nel passaggio finale sembrava guidare sul ghiaccio, spesso di traverso, i rivali sempre più vicini con le rain, ma non in grado di acciuffarlo.
Altre volte, scommesse simili si sono rivelate dei flop. Ad Aragon, nel 2014, la coppia ufficiale Honda è rimasta in pista mentre Jorge Lorenzo, sulla Yamaha, è rientrato per poi tornare in pista con le gomme da bagnato, andando a vincere. I due della HRC, invece, sono caduti. Alla fine, comunque, il titolo è andato a Marquez. Martin, quindi, non si deve scoraggiare.
Chissà se il flag-to-flag è un format che piace a tutti. Per chi è in cabina di commento, è un sogno. Prima, quando iniziava a piovere, era difficile capire se era già stata raggiunta la distanza di gara minima richiesta per considerarla conclusa. Oppure, quando la corsa veniva separata in due parti, sommare i tempi.
Al Mugello nel 2004 la seconda gara è durata appena sei giri ed è stata valida per il risultato finale: dopo meno di 32 chilometri, a vincere è stato Valentino Rossi. Nel frattempo, s’era sparsa la voce che un’emittente televisiva aveva ritenuto valida la classifica della prima gara, annunciando che il risultato era quello e chiudendo le trasmissioni.
A Misano, sulla costa Adriatica, il meteo a volte fa come gli pare. Nel 1976, quando scrivevo per Motor Cycle News, ha iniziato a scendere un misto di pioggia e neve che ha convinto Giacomo Agostini a non correre.
Nel 2007, quando Misano è tornata a far parte del calendario del Motomondiale dopo 24 anni di assenza, la pioggia battente ha fatto saltare la prima giornata di prove.
Domenica scorsa la tensione era evidente, quando sopra al circuito si sono addossati quei nuvoloni scuri. Poi le gocce di pioggia. In giro per il paddock c’erano due vecchie volpi come Valentino Rossi e Max Biaggi, un tempo acerrimi rivali. Alla fine, la loro esperienza poteva servire solo per dare qualche consiglio. Nelle fasi decisive, era tutto nelle mani dei piloti in pista.
Martin ha sbagliato. Ma non è stato il primo a farlo. E non sarà nemmeno l’ultimo.