Senza sosta: la MotoGP™ non si ferma mai

Ritmi frenetici per la classe regina: ne parla Nick Harris, che ripercorre anche le sfide di chi ha provato a vincere due titoli di fila con moto diverse

Il giorno di Natale, finita la tradizionale abbuffata a base di goloserie di ogni genere, ricordatevi una cosa: appena 37 giorni più tardi, la MotoGP™ sarà già tornata in azione. Ulteriori 28 giornate, poi, e scatterà il primo round del 2025, in programma in Thailandia. Aprirà una serie di 22 appuntamenti, previsti fino al gran finale di Valencia in calendario il 16 novembre. 

Succede solo in MotoGP™, dove non ci si ferma mai. Proprio mai. 

Quale altro sport internazionale, fra l’altro, organizza la prima giornata di test della stagione successiva appena due giorni dopo la conclusione della precedente?

Il fresco campione del mondo della classe regina, Jorge Martin, ha avuto appena il tempo per un brindisi. A poche ore dal trionfo iridato, ottenuto in sella a una Ducati, era già insieme al suo nuovo team, nel box Aprilia Racing. La sua è stata una mossa coraggiosa. Lo spagnolo proverà a confermarsi su una moto diversa. È una delle sfide più complesse, in questo sport. Nei 75 anni di storia del campionato, ci sono riusciti solo in due. 

Pochi, vero?

Partiamo dai big che non ci sono riusciti. Un nome su tutti, quello di Mike Hailwood. Il britannico al termine del 1965 lascia la MV Agusta, con la quale ha appena ottenuto il quarto iride di fila nella classe regina, per salire sulla Honda. Ma col marchio giapponese, non salirà mai sul tetto del mondo. 

Nel 1966 il Mondiale va a Giacomo Agostini, proprio in sella alle schegge rosso - argento del reparto corse di Cascina Costa. L’italiano nel 1973 ha come compagno di squadra Phil Read, che lo beffa. Passa quindi alla Yamaha, con la quale si riprende la corona. Ma lo fa nel 1975.

Sette anni più tardi, al termine del 1981, il campione del mondo della 500, Marco Lucchinelli, lascia la Suzuki per stringere fra i pugni i semimanubri di una Honda. Si ripete? No.

Il primo al quale riesce l’impresa è Eddie Lawson, che nel 1989 porta il numero 1 dalla Yamaha alla Honda e centra subito il bersaglio grosso. 

Lo statunitense era salito su una moto considerata competitiva. Mentre nel 2004 Valentino Rossi è stato protagonista di una mossa ben più rischiosa. Ha lasciato infatti il marchio indiscutibilmente migliore, Honda, per affidarsi a una Yamaha dalle prestazioni così così. Al reparto corse di Iwata ha regalato subito un Mondiale che mancava da 12 anni. Poi, ne ha ottenuti altri quattro, facendo schizzare il suo totale personale a nove. 

Valentino Rossi, Max Biaggi, South African GP 2004
Valentino Rossi, Max Biaggi, South African GP 2004

Ora è il turno di Martin. Nei test di Barcellona, una settimana fa, il 26enne spagnolo ha iniziato un percorso che potrebbe portarlo sulle orme di Lawson e Rossi. Ma ci sono stati tanti altri punti di interesse. Sulla Ducati ufficiale, per esempio, Marc Marquez è apparso decisamente a suo agio. Enea Bastanini e Maverick Vinales hanno debuttato sulle KTM, mentre Pedro Acosta, che insegue il primo acuto in MotoGP™, è entrato nel team ufficiale del marchio austriaco per fare coppia con Brad Binder. Per Miguel Olivera e Jack Miller è stata la prima giornata sulle Yamaha M1. Marco Bezzecchi, dopo diversi anni con Ducati, ha lavorato nello stesso box di Martin, alla guida di un’Aprilia RS-GP.

Sul tracciato di Barcellona c’era anche Aleix Espargaro, con tuta e casco a 48 ore dal ritiro come pilota a tempo pieno, ora tester Honda. Spazio anche ai nuovi arrivati, a partire dal neo campione del mondo della Moto2™, Ai Ogura, che ha iniziato a prendere le misure con l’Aprilia del team Trackhouse Racing. Su di lui ci sono parecchie aspettative: nessun giapponese ha mai vinto il titolo della classe regina. 

Avremo tempo per pensarci, in ogni caso. Adesso, meglio concentrarci sul Natale e il Capodanno. Godiamoci la pausa, insomma. E prepariamoci per un 2025 che promette i fuochi d’artificio.

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