Solo a pronunciarli, certi nomi fanno correre un brivido lungo la schiena, tanto sono leggendari. Eccone tre di fila, tutti in un fiato: Casey Stoner, Valentino Rossi e Jorge Lorenzo.
Di cose in comune ne hanno parecchie: diversi i titoli ottenuti in MotoGP™, molteplici le occasioni in cui sono finiti sotto i riflettori, per un sorpasso o una caduta, un acuto o una stecca, una meraviglia o qualcosa di diametralmente diverso.
Dinamiche fra le quali si sono costruiti i profili di tre miti accomunati anche dalla militanza nella stessa realtà: il team ufficiale Ducati.
Per ciascuno di loro, ecco com’è andata. Aspettando un 2025 nel quale a Borgo Panigale arriverà un altro pesce grosso, appena ufficializzato: Marc Marquez.
Casey Stoner
Nel 2007 ha regalato al reparto corse emiliano un titolo poi mancato per 15 anni, fino al primo Mondiale di Francesco Bagnaia nel 2022 con il Ducati Lenovo Team.
L’australiano era alla sua seconda stagione nella classe regina, dopo il debutto nel 2006 sulla Honda del team LCR: dieci le vittorie, sul podio in 14 delle 18 gare previste. Immenso il margine sul primo degli inseguitori, di 125 punti. I marchi giapponesi non mancavano il titolo della premier class dal 1974, quando l’inglese Phil Read aveva vinto sulla MV Agusta.
Sembrava l’inizio di un sogno, ma il bis di Stoner bis non è mai arrivato, nonostante parecchie vittorie. Nel 2008, quando è stato vicecampione dietro a Rossi, sono state sei, con 11 podi.
Nel 2009 e 2010 sono arrivati altri sette acuti, nonostante qualche incertezza tecnica e dei problemi di salute che hanno influenzato i risultati dell’australiano. Ha lasciato la Ducati dopo aver vinto 23 gare, per passare alla Honda e vincere un altro titolo.
Valentino Rossi
A sostituire Stoner è stato Rossi, in partenza dalla Yamaha. Sulla carta, la coppia era perfetta: su una moto italiana, già vincitrice di un Mondiale, saliva un nove volte campione del mondo.
Ma le cose non hanno preso la piega giusta. Nel 2011 solo un podio e la settima piazza finale in campionato, a 211 punti di distanza dalla Honda di Stoner. Nella stagione successiva, un po’ meglio con due podi e il sesto posto nella corsa al titolo. Poi la separazione, a secco di vittorie.
Jorge Lorenzo
Un inizio simile a quello di Rossi, per lo spagnolo. A partire dalla moto di provenienza, la Yamaha M1, celebrata per la sua guidabilità. La Ducati era invece più complessa da interpretare. Lo era stato per Rossi e lo stesso è successo con Lorenzo. Che però, a un certo punto, è riuscito a trovare la chiave della svolta.
Dopo un 2017 tiepido, caratterizzato da tre podi come migliori risultati, un inizio di stagione altrettanto sottotono nel 2018. Appena cinque punti raccolti nelle prime quattro gare: di qui, la scelta di Ducati di non confermare lo spagnolo per l’anno a seguire.
Di lì a poco, però, Lorenzo è esploso: al Mugello, a sorpresa, una vittoria subito bissata a Barcellona. Poco dopo, salendo sul gradino più alto del podio in Austria, lo spagnolo era a quota tre successi nelle ultime sei gare.
Sembrava potersi giocare il titolo, ma un infortunio ha compromesso il finale di stagione. Vista la rottura con la Ducati, decisa prima che iniziasse a vincere, Lorenzo è passato alla Honda.
Marc Marquez
Cosa farà dal 2025 Marc Marquez, quando passerà dal team Gresini Racing MotoGP™ al box ufficiale? Di certo, a livello tecnico la situazione è cambiata rispetto a quella trovata dai suoi predecessori. Nel 2007 Stoner era l’unico a portare in alto la Ducati con costanza. Ai tempi di Rossi, invece, il reparto corse sembrava incagliato in una impasse tecnica. Con Lorenzo le cose stavano migliorando, mentre ora la realtà italiana schiera le moto che hanno dominato le ultime stagioni, vincendo a ripetizione e con diversi piloti.
Premesse diverse, dunque, per una storia decisamente appassionante.